Il suicidio sembra confermarlo senza ombra di dubbio lâautopsia, anche se bisognerà attendere i tempi tecnici per conoscere lâesito dei riscontri effettuati giovedì mattina dal medico legale Tommaso Cipriani sul corpo dellâavvocato trovato morto mercoledì nel suo studio di piazza Buozzi. Era emerso già da un primo sopralluogo sul luogo della tragedia e sembrava confermarlo lâesame stub effettuato sul braccio destro della vittima: dopo avere consumato la colazione al bar, Paolo Censi è entrato in ufficio, si è seduto alla scrivania e ha impugnato la pistola Beretta calibro 7,65, acquistata a ottobre, che teneva nel cassetto. Ha puntato lâarma contro la tempia e ha fatto fuoco. Poco più tardi, alle nove, la segretaria lo ha trovato senza vita: era seduto con la testa china e lâarma ancora in pugno, poggiata sulle gambe. Insomma, la dinamica sembra chiara, ma gli investigatori della Squadra Mobile vogliono vederci chiaro e per questo hanno sequestrato lo studio legale: lavorano per ricostruire gli ultimi giorni di vita dellâavvocato, analizzare il contesto nel quale ha maturato lâestremo gesto e capire se, nella sua scelta, possa essere stato condizionato dal comportamento di qualcuno.
Gli agenti della Squadra Mobile, coordinati dal vicequestore aggiunto Antonio Galante, hanno ascoltato subito dopo i fatti chi ha incontrato e ha parlato con Censi nelle sue ultime ore di vita. Il giorno della tragedia lâavvocato doveva andare a caccia ma la sera prima a quanto pare aveva rinviato lâappuntamento con una frase che si presta a mille interpretazioni. «Sto incasinato», anche se Censi era un grandissimo appassionato di caccia e spesso andava fuori Latina per coltivare e praticare questa sua passione, câè qualcosa che sarebbe avvenuto nelle ultime ore che lo ha turbato profondamente, come una telefonata che gli è arrivata e il cui tono da parte di Censi non era lo stesso di sempre. «Sembrava unâaltra persona», ha detto agli inquirenti un amico. Cosa potrebbe aver sconvolto così tanto lâavvocato Paolo Censi? Probabilmente resterà un mistero. La pistola con cui si è ucciso era stata acquistata lo scorso ottobre ed era regolarmente detenuta e a quanto pare Censi lâavrebbe portata da casa. Chi lo ha visto e lo conosceva molto bene, poche ore prima del dramma lo ha descritto agli inquirenti in un modo molto semplice. «Non era il solito Paolo Censi, gioviale e brillante, era molto cupo, câera qualcosa che non andava». Quando lâavvocato Censi era da solo nel suo studio si è ucciso e non ha lasciato alcun messaggio per spiegare il gesto. Al vaglio degli agenti della Squadra Mobile câè il contenuto del computer sequestrato nello studio legale e altri documenti. Appare invece una banale coincidenza lo strano furto che lâavvocato ha subito proprio qualche giorno del 23 dicembre, prima di un processo che doveva celebrare in Appello