La scelta di schierarsi pubblicamente per il No al Referendum e la questione delle mancate restituzioni: sono i due temi che i probiviri del Movimento 5 Stelle vogliono contestare alla senatrice di Latina Marinella Pacifico, motivandone in questo modo l'espulsione. Una vicenda complessa e non semplice che si interseca anche con i numeri non proprio solidi della maggioranza a Palazzo Madama. Nel frattempo, a Latina, il comitato Tam, formato da attivisti del Movimento 5 Stelle chiede le dimissioni della senatrice.

Nel mirino dei probiviri
La storia è semplice: Marinella Pacifico, a pochi giorni dal Referendum, ha annunciato il suo voto contrario alla riforma, spiegando l'inutilità di un taglio dei parlamentari che avrebbe ridotto la rappresentanza territoriale. Ma M5S era graniticamente sul Sì, essendo quella riforma una sorta di cavallo di battaglia del Movimento. Da qui la decisione di perseguire chi ha scelto il No. Ma Pacifico, tra i parlamentari sotto osservazione dei probiviri, è quella che più di tutti rischia l'espulsione. Il motivo? Si è schierata per il No al referendum sul taglio dei parlamentari e, stando al sito tirendiconto.it, non effettua le restituzioni da oltre un anno. «Era una questione di coscienza - dice la parlamentare -. Ho valutato la possibilità del Sì e del No e le relative conseguenze. Alla fine ho optato per il No. Del resto, il referendum è una manifestazione popolare di voto, e come cittadina mi sono sentita libera di esprimere la mia preferenza. Per quanto riguarda il resto, sono ancora nel M5S e attenderò il responso dei probiviri». Insomma, se sarà espulsa ne prenderà atto.

Il Tam: deve dimettersi
«Se non condivide più le posizioni ed i valori del Movimento 5 Stelle, si dimetta e lasci lo scranno del Senato». Il comitato Tam, formato da attivisti di M5S spara a zero contro la senatrice pontina. «Non è mai stata in grado di rappresentare il territorio. L'abbiamo resa partecipe delle iniziative locali ma lei non è stata in grado di costruire nulla di utile - è l'affondo del Tam affidato ad una nota - Ad oggi, dell'attività della Pacifico, restano alle cronache una serie di selfie ed atteggiamenti contrastanti con le politiche del movimento, politiche frutto del duro lavoro (gratuito) di molti attivisti del territorio. Per ultima la posizione pro autostrada e non per la riqualificazione della Pontina con un percorso gratuito e la posizione per il No al referendum. Ha passato ogni limite». Il finale è in linea col resto della nota: «Perché non si dimette, la senatrice Pacifico, e lascia il posto a chi magari posizionata il lista dopo di lei potrebbe portare avanti quei principi che lei sta costantemente contrastando? Perché se non condivide il rimborso delle quote non rendicontate non si dimette? Puntualizziamo dimettere e non cambiare partito o "casacca" perché è facile contestare, ma se resta coerente con quello che dice e ligia al vincolo di mandato, dovrebbero essere imminenti le sue dimissioni. Ma capiamo che può essere difficile fare il proprio dovere politico ed essere coerenti». Certo nell'utopia che ancora muove i militanti di M5S esiste il vincolo di mandato (non previsto, anzi escluso dalla Costituzione italiana). Nel Movimento 5 Stelle pontino, da anni, è in corso da anni una guerra tra bande rispetto alla quale, nessuno ancora fa un vero e proprio esame di coscienza rispetto all'incapacità di questo soggetto politico di radicarsi sul territorio e scegliere persone capaci per andare in Parlamento. Il fallimento della democrazia diretta e di Rousseau nella selezione dei candidati è perfettamente sintetizzato nella storia del Movimento 5 Stelle in provincia di Latina.