"Parlare di cultura, a Latina, non è poi una così grande difficoltà come si prova a convincerci da tempo. Le realtà artistiche esistono eccome e i talenti da coltivare sono tanti. Il vero ostacolo? Basta, delegare compiti e organizzazione a terzi: esterni, privati, sciacalli in cerca di guadagno e non interessati alla costruzione di un programma culturale serio per la nostra città". Questo l'attacco lanciato dal gruppo di Fratelli d'Italia, rappresentato dal portavoce comunale Gianluca Di Cocco e dal consigliere comunale Giorgio Ialongo, insieme al capogruppo di Cuori Italiani in Comune, Raimondo Tiero.
"Il settore cultura invece, è uno dei più floridi che può essere coltivato dall'interno, costruendo proposte didattiche per le scuole della provincia, creando luoghi di raccolta e formazione artistica, investendo sui talenti pontini invece di andarne a cercare fuori.
Cominciamo da oggi a programmare ciò, che sarà il dopo pandemia. Ci vorrà ancora del tempo, ma le luci del teatro è della cultura torneranno a splendere. Il Palazzo della Cultura, in questo contesto, non può non essere il centro vitale di questo humus cittadino. In primis diventando luogo di incontro, di scambio, di formazione culturale, attraverso corsi, laboratori e workshop specialistici. Una vera e propria accademia gestita dal Comune che sia fonte di guadagno per la cultura stessa. Ogni centesimo guadagnato sarà reinvestito per la messa in scena di spettacoli, concerti, mostre e quanto altro sarà possibile creare in quegli spazi. Oggi il Palazzo della Cultura è un mero mezzo di incasso tramite affitti a compagnie esterne, a privati che mangiano coi soldi delle nostre stesse famiglie. Quel luogo, invece, può diventare la vera forma di sostentamento della Cultura Pontina, una forma di autofinanziamento. Bisogna creare una compagnia stabile, che abbia spazi e opportunità di scrivere e portare sul palco spettacoli prodotti dalla nostra città e che siano poi esportabili altrove. Bisogna creare luoghi di formazione professionale che stuzzichino la creatività dei talenti pontini, sempre più disposti ad andarsene dal nostro territorio a causa della carenza di interesse".
"Bisogna valorizzare il territorio anche con la storia che la contraddistingue. Abbiamo un museo a cielo aperto tra le mani ma non si è stati in grado di valorizzarlo. Luoghi che hanno segnato la storia italiana, luoghi che hanno visto crescere l'arte figurativa e musicale, senza dimenticare l'architettura stessa della città che rientra da anni nei corsi di studio in tutto il mondo. Collaborare con le scuole e mettere in piedi spazi ricreativi artistici che possano anche diventare realtà decorative per la città, così come accaduto in decine di città europee, con un evidente riscontro anche nell'ambito turistico. Ancora legata al turismo c'è la possibilità di sfruttare culturalmente anche il nostro litorale, con ulteriori spazi dedicati all'arte, e, perché no, un'arena per spettacoli estivi, collaborando anche lì con le realtà esistenti, per un interesse legato si all'investimento culturale ma anche alla valorizzazione delle attività imprenditoriali del territorio. Bisogna creare proposte didattiche serie e concrete per gli istituti della provincia, che siano effettivamente rivolte alla crescita e alla formazione dei nostri figli e non una mera fonte di guadagno privato. Il nostro territorio è in grado di costruire realtà invidiabili in tutta Italia e anche all'estero, con strutture già esistenti che vanno semplicemente rivalutate e messe a disposizione dei professionisti".
"Ma è ovvio e scontato che dietro questa enorme macchina debba esserci una figura di riferimento capace e professionale. Anzi più di una. Un vero e proprio team che sappia dirigere un così grande cambiamento. Al contrario di quanto accaduto finora (o quanto avrebbero intenzione di continuare a fare alcuni noti personaggi) questa squadra dovrà essere personale interno all'amministrazione, che non abbia ritorni o interessi economici legati a quanto verrà realizzato, per evitare ulteriori sciacallaggi interni e spreco delle risorse. L'imperativo sarà sempre lo stesso: produrre per reinvestire".