Il sindaco Roberta Tintari rompe il silenzio sulle indagini che stanno interessando la città, e che in un caso vedono coinvolto l'attuale presidente del Consiglio comunale Gianni Percoco e un ex assessore, Fabio Minutillo, che oggi guida il circolo di Fratelli d'Italia, oltre a due funzionari e ai titolari di tre società che hanno gestito i lidi comunali in convenzione. A spingerla a un intervento, dice Tintari, soprattutto un'interrogazione parlamentare presentata da tre senatori del gruppo misto nei giorni scorsi proprio sul "caso Terracina".

Sull'atto di proroga delle indagini Tintari così commenta: «Nulla si sa in ordine all'oggetto se non che sembrerebbero riguardare alcune concessioni demaniali», e aggiunge: «Si tratterebbe di una eventuale notizia di reato risalente a quasi due anni fa e bene fanno gli organi di polizia giudiziaria ad indagare con scrupolo affinché si possa escludere qualunque comportamento illecito da parte di privati cittadini, pubblici funzionari ed amministratori politici». Poi l'affondo sull'interrogazione parlamentare, definita «diffamante», a firma dei senatori del gruppo misto Elio Lannutti, Margherita Corrado e Rosa Silvana Abate, in riferimento alle indagini su Terracina. «Si espone al pubblico ludibrio una intera popolazione» tuona Tintari, «legando fra loro fatti slegati nel tempo e nelle responsabilità che risalgono a oltre un decennio fa, al fine di dipingere un quadro di Terracina, come se fosse una città abitata da delinquenti, percorsa da fitti legami con la criminalità organizzata, dei quali in realtà non si ha alcuna notizia». Ma il sindaco ritiene un altro «il passaggio più inquietante dell'interrogazione» e cioè «quello in cui "si chiede al Ministro della Giustizia se non ritenga opportuno attivare i propri poteri ispettivi presso la Procura della Repubblica di Latina, al fine di verificarne il modus operandi che appare tardivo…"».

«Attacchi del tutto ingiustificati alla comunità terracinese nel suo complesso, oltre che alla Procura di Latina, a cui va la mia piena solidarietà personale ed istituzionale», attacca piccata Tintari, che aggiunge: «Ritengo che tali dichiarazioni rappresentino una implicita minaccia nei confronti di magistrati impegnati in prima linea nel contrasto alla criminalità sul nostro territorio, una indebita pressione politica rispetto al loro ruolo delicatissimo che dovrebbe restare al riparo da qualunque influenza da chiunque provenga. Per questo - conclude - mi ero ripromessa di non intervenire pubblicamente, lasciando che le indagini facessero legittimamente il proprio corso».