Tra i tanti danni compiuti dalla legge Delrio c'è quello di aver tolto completamente rappresentanza ai piccoli comuni all'interno della Provincia Il sistema di voto di secondo livello, quello per il quale votano non gli elettori ma gli eletti e soprattutto il fatto che questi voti siano ponderati sulla grandezza delle varie città di rappresentanza, ha di fatto aumentato il peso dei grandi comuni a discapito di quelli piccoli, sotto i 5 mila abitanti per intenderci.
L'attuale composizione del Consiglio provinciale di Latina sta lì a dimostrarlo. Tolto l'ex sindaco di Roccamassima Angelo Tomei e il sindaco di Castelforte Giancarlo Cardillo, gli altri consiglieri provinciali provengono in gran parte dei comuni più grandi della provincia, soprattutto da Latina e Aprilia.

Prima della riforma datata 2014, invece, accadeva l'esatto contrario ed era una scelta consapevole. Il sistema elettorale adottato, piuttosto farraginoso ma efficace, aveva infatti lo scopo dichiarato di garantire la rappresentanza ampia anche ai piccoli centri della provincia pontina. In questo modo, intere aree avevano la garanzia di essere in Consiglio provinciale, tanto che tra gli eletti trovavamo esponenti di Norma, Bassiano, Roccasecca dei Volsci e via discorrendo. Il perché è abbastanza ovvio: la Provincia merita di avere una rappresentanza che vada a garantire soprattutto i centri minori, le cui istanze altrimenti rischiano di restare bloccate e non considerate. Un aspetto, questo, che non è stato preso in considerazione al momento di formulare la norma elettorale post riforma Delrio, che ha invece puntato in modo massiccio sul voto ponderato, che di fatto premia i comuni maggiori. Certo le segreteria di partito avrebbero modo di far salire anche i piccoli centri, come ha fatto Fratelli d'Italia dando spazio a Tomei, ad esempio. Ma spesso non è accaduto e più volte l'aula di via Costa ha avuto come rappresentanza consiglieri di città con oltre 15 mila abitanti. Nella testa del Legislatore, a fare da sostanziale ammortizzatore a questa situazione, doveva essere il peso delle conferenze dei sindaci. Importanti, certo. Ma anche in questo caso la voce dei Comuni più grandi finisce per essere schiacciante rispetto al resto della composizione.

Dunque oltre ad aver lasciato per strada numerose competenze, fino a oggi mai riassegnate da parte dello Stato, la Provincia ha perso anche un patrimonio enorme di rappresentanza dai suoi piccoli comuni, considerati sempre meno centrali nelle scelte strategiche del futuro del territorio.