C'era una volta il Partito Democratico. Un partito che fino a qualche anno fa con una rete politica organizzata sul territorio e varie frecce all'arco dei temi amministrativi e delle battaglie su inclusione, welfare e legalità, guadagnava spazi sul territorio.

Un ricordo sempre più sbiadito perché il Pd oggi in provincia sembra più esser divenuto un pallido simulacro di quella squadra che appariva la più attrezzata per affrontare l'antipolitica, rimasta tra i pochi a mostrare una organizzazione partitica ramificata sul territorio. In questi anni nelle grandi città e a partire dal capoluogo i dem stanno progressivamente perdendo la scena con una emorragia di risorse e classe dirigente ormai inarrestabile. A Latina l'autodissolvimento nella coalizione di Lbc non inizia certo oggi, ma è stata sancita già nel 2016 dove da dieci posti in consiglio comunale i dem ne hanno conquistati solo tre.

Degli aspiranti al consiglio che hanno preso più voti in tre, poi, hanno cambiato partito: il re delle preferenze eletto Massimiliano Carnevale e Cinzia Romano sono passati alla Lega, Fabrizio Porcari ad Articolo 1, destini simili anche in provincia con passaggi di casacca "più morbidi" ma che hanno dato il peso di quanto il partito stesse perdendo terreno (Alessandro Di Tommaso a Terracina, Elisa Giorgi a Cisterna, Giovannini ad Aprilia ed il sindaco di Minturno Stefanelli passati a Italia Viva, solo per citarne alcuni). Nel capoluogo dopo cinque anni di opposizione strenua a Coletta Claudio Moscardelli ed Enrico Forte, hanno preso atto di non avere né coalizione né un candidato sindaco e hanno scelto la strada semplice e indolore di sostenere il primo cittadino uscente. Storia recente ma di cui vanno scritti i migliori capitoli, visto che ad oggi non c'è ancora traccia, a parte qualche dichiarazione ufficiale, di incontri congiunti tra Pd e Lbc, di temi portati all'attenzione della città o di qualsivoglia brandello di coalizione messa in piedi su progetti e idee per lavorare insieme. Quella che doveva essere la voce più spiccata e autorevole del centrosinistra è diventata così la ruota di scorta del centrosinistra a trazione civica. Ma Coletta è solo la tappa finale di un percorso di erosione interna del partito iniziata da anni.

Cercasi classe dirigente
Il problema più grande, quello di non aver lavorato alla costruzione di una classe dirigente, è maturato proprio all'ombra dei leader: Moscardelli e Forte sembrano essere gli ultimi esponenti di una scuola politica che non ha fatto proseliti e che non ha fatto crescere allievi promettenti. Una tendenza, reiterata anche da Salvatore La Penna, che è il frutto di un partito autodissolto nell'assenza di una classe dirigente autorevole tra chi è stato spazzato via dalla scena politica, chi ha tirato i remi in barca e chi non saputo rinnovarsi. Nell'era post ideologica, quella della cultura politica ormai in dissoluzione di fronte alle spinte del civismo e dei sovranismi di destra, l'insegnamento migliore che i generali avrebbero potuto dare al Partito Democratico sarebbe stato spingerlo ad uscire da loro stessi, a rinnovarne forme, metodi e volti per rifedelizzare l'elettorato. Così non è stato e il partito ha finito per posizionare ex consiglieri comunali in vari posti strategici senza costruire una alternativa.

Eppure era stato proprio il segretario provinciale Claudio Moscardelli a dire, da segretario provinciale, che avrebbe portato il partito fino alle Europee dando poi spazio a una nuova classe dirigente. Di cui oggi non si vede traccia con la direzione provinciale ormai svuotata e la comunale di cui non si riesce a cogliere l'attuale consistenza data l'assenza convinta su tutti i temi di discussione della città.

Oggi i circoli non esistono più e nelle grandi città, come nei piccoli centri, il Pd sbiadisce (basti guardare a Aprilia, Fondi, Gaeta, tacendo delle città dove sono cadute le amministrazione come Cisterna, Formia e Sezze). I vertici del partito però, loro sì inossidabili, restano al loro posto dopo aver reiterato un confronto scontro per più di un decennio, azzerato le speranze di tanti giovani e averne causato la fuga. Misteri alla vecchia maniera di fare politica, che sa tanto di scuola democristiana e così poco di futuro.