È un duro atto d'accusa interno al Pd la nota diffusa ieri da un gruppo piuttosto numeroso di dirigenti del partito sparsi in tutta la provincia, tra cui spiccano nomi che hanno un ruolo di primo piano come Sesa Amici, Francesco Carta, Massimo Bortoletto, Elvira Picozza, Clide Rack, Maria Civita Paparello, silvio D'Amante, Leonardo Majocchi. Il documento scuote i vertici provinciali e sostiene sia arrivato «il tempo della politica» e che il quadro attuale della provincia di Latina richiede un «enorme sforzo e un'attenta analisi degli accadimenti nel nostro territorio, rattrappito dalle tante storture che lo percorrono e con una classe politica che appare sempre più distante dai bisogni dei cittadini ed incapace di dare risposte e soluzioni. Siamo di fronte ad una crisi di credibilità della politica che sta minando il tessuto sociale e morale della provincia aprendo fratture fra generazioni». Pesa e molto lo scandalo dei concorsi Asl che inevitabilmente chiamano in causa una parte del Pd. Ma non c'è solo questo nell'atto di accusa interno.

«Riteniamo indispensabile - dicono i firmatari - un Partito Democratico più rigoroso, più impegnato a sostanziare la frase che in tanti ripetono: dopo il covid non si tornerà come prima. Dobbiamo ricostruire una nuova dimensione, impegnare le intelligenze e le passioni ed organizzarle per un futuro più giusto ed eguale. Invece è stato fatto tutto i l contrario. Si è profuso l'impegno a proteggere le posizioni acquisite, si è continuato ad usare vecchie tattiche per avere un potere sempre più ristretto da usare in modo cinico a favore di filiere spesso di chiara matrice clientelare. Sono esemplari due questioni: i concorsi dell' ASL e le elezioni amministrative dell'autunno. Quanto sta emergendo sui concorsi della ASL assume il volto più odioso di una politica che a fronte di una disoccupazione dilagante sa solo dispensare favori agli amici e ai familiari. Nei Comuni che vanno al voto si costruiscono alleanze a geometrie variabili ed in alcuni casi alleanze confuse, indistinte in nome di una governabilità comunque sia e ad ogni costo. Per questo diciamo basta tatticismi, basta con una concezione da capi corrente nella gestione del partito che sta uccidendo la vita democratica e riducendo l'agibilità e la cittadinanza politica per tante e tanti di noi. Tutto questo impone un cambio di passo.

A tutto ciò dobbiamo ribellarci e non basta più indignarsi. Torniamo ad essere un partito popolare e radicato con una netta identità. Hanno ragione i giovani democratici della provincia: bisogna mettere in sicurezza il PD. Non uccidiamo la speranza di chi ancora crede che la politica sia fatta di ideali, passione, partecipazione e non solo ed esclusivamente di potere». E' sintomatico che i gruppi più numerosi di «contestatori» dell'attuale assetto del Pd siano iscritti, dirigenti, amministratori delle città che andranno al voto, per esempio Latina, Formia, Sezze poiché quel numero rende bene l'idea di quanto distacco abbia accumulato il vertice del partito Democratico con le rappresentanze, gli attivisti e i simpatizzanti che stanno sui singoli territori. Una spaccatura grave alla vigilia del voto. In pratica quello che non ci voleva. Almeno per il Pd.