Più il tempo passa più le posizioni si arroccano nel centrodestra pontino non mostrando spiragli di distensione e di autocoscienza che portino alla scelta di un nome da candidare alla guida di Latina nelle amministrative di ottobre. Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega non fanno che girare attorno agli stessi nomi e pur navigando sulla stessa barca e consapevoli che ogni giorno perso è un giorno regalato al sindaco uscente negli oltre 85 giorni che li separano dal voto, continuano a mettere in campo prove muscolari da una parte e dell'altra e ad anteporre personalismi e veti di parte alla logica di viaggiare uniti. I nomi sono sempre quelli emersi dal tavolo romano di mercoledì dal quale era uscito l'impegno, di dedicare massimo altre 48 ore per dirimere la matassa e trovare l'accordo, con l'aiuto anche dei leader nazionali, su una figura che andasse bene per tutti.

Quarantotto ore sono passate, ma ieri le posizioni sono cambiate quasi ogni ora sui nomi di Giovanna Miele, Matilde Celentano, Cesare Bruni, Alessandro Calvi e Gianni Lauretti. Se la mattina sembrava essere tornata in pole la figura dell'avvocato Lauretti congeniale a una parte consistente di Fratelli d'Italia, nel corso della giornata è la figura invece di Cesare Bruni che ha cominciato a raccogliere più riflessioni con Forza Italia che sembrava essersi convinta nel sostenere l'ex dirigente di An. Bruni era tra i più graditi anche nel sondaggio commissionato nei giorni scorsi a Tecné da parte di Claudio Durigon, sottosegretario e coordinatore regionale della Lega. Ex consigliere comunale, uomo della destra con Finestra, Zaccheo e anche con Di Giorgi potrebbe rappresentare una sintesi in grado di convincere tutti per la sua esperienza amministrativa di lungo corso.

Ma la sua figura, come è noto, non convince Fratelli d'Italia e spacca in due la Lega, anzi in tre con la parte di Adinolfi che lo caldeggia, Tripodi che invece sostiene Zaccheo e Carnevale e Valiani legati alla Miele. Proprio la figura di Giovanna Miele suscita ancora dibattito nel centrodestra: in molti non hanno gradito la lettera polemica in cui annunciava di volersi ritirare dalla corsa soprattutto laddove ha attaccato "chi si affanna ad arrestare il rinnovamento nel centrodestra per paura di perdere posizioni di rendita". In realtà un passaggio chiave che fotografa lo stato del centrodestra pontino, perso in questo stato di inconcludenza da tempo (quasi un anno), senza aver fatto alcun tesoro degli errori passati che lo hanno portato a incassare la sonora sconfitta da Damiano Coletta, senza idee, senza visione, senza obiettivi comuni da portare avanti. O meglio con obiettivi e programmi ipotizzati, ma che si sciolgono come neve al sole di fronte all'esigenza di avere la primogenitura del candidato sindaco. Non proprio un dettaglio che sta allungando il brodo da mesi. E che rischia, se si continua così, di portare la (presunta) coalizione di centrodestra ad una spaccatura. Ognuno per la sua strada, mormorava qualcuno ieri. Uno scenario che potrebbe diventare concreto.