Mentre cominciano a delinearsi le strategie in vista del ballottaggio dall'una e dall'altra parte dei due schieramenti in casa Lbc si fanno i conti con quel che resta di questo primo turno in termini di peso politico e di riconferme: se tutto va bene la civica che era al governo della città con una formazione monolitica di 20 consiglieri nel 2016, poi scesi a 16 dopo le scissioni di Tassi, Di Trento, Antoci e Ciolfi, porterà in consiglio sei-sette esponenti, di cui quattro di Lbc (Valeria Campagna, Floriana Coletta e i due assessori Proietti e Ranieri) e gli altri (tra cui l'ex presidente del consiglio Massimiliano Colazingari) delle due liste a sostegno di Coletta, una riduzione effetto del voto e della maggioranza già scattata per il centrodestra con il primo turno.

Un ridimensionamento marcato ed evidente in linea con i voti non esaltanti presi dalla lista maggiore di Damiano Coletta, 7369 voti e circa 2mila voti in più rispetto al 2016, quando ne prese 5414 pari all'8,06%. Ma al di là dei numeri che già danno una fotografia di quello che non può apparire come una crescita considerando che Lbc veniva dal governo della città, da un anno di campagna elettorale e da risorse istituzionali e amministrative messe in campo a sostegno dei temi portati in campagna elettorale, quel che balza all'occhio è come la linea amministrativa di Coletta, tra assessori e presidenti di commissione, abbia perso punti e protagonisti risultando praticamente decimata. Tre assessori dei sei che si sono candidati al momento dovrebbero entrare in consiglio e, se saranno confermati gli attuali numeri, saranno Gianmarco Proietti, Emilio Ranieri e Simona Lepori mentre sarebbero fuori il vicesindaco Paola Briganti, Dario Bellini e Franco Castaldo. Un risultato che boccia il lavoro della giunta e che dimostra come tanti risultati portati a esempio della civica in questi mesi non siano entrati nella testa e nel cuore dei cittadini o, peggio, non siano stati percepiti come priorità rispetto a tanti problemi irrisolti. Bocciata, a giudicare dai voti, anche la linea dell'urbanistica di questi cinque anni, più volte lamentata da imprenditori e ordini professionali e sul campo scevra di risultati e programmazioni tangibili, con la presidente della commissione Celina Mattei e l'assessore Franco Castaldo che in due prendono 241 voti.

La stessa filiera istituzionale di Lbc con questi dati viene spazzata via con la non riconferma di quasi tutti i consiglieri comunali che erano anche presidenti delle commissioni consiliari più importanti, Marina Aramini, Marco Capuccio, Emanuele Di Russo, Celina Mattei, Loretta Isotton, Fabio D'Achille ed Ernesto Coletta, presidenti rispettivamente delle commissioni affari istituzionali, attività produttive, welfare, urbanistica, ambiente, cultura e bilancio che non prendono i voti che servono per entrare in consiglio, Fuori restano anche Gianni Rinaldi, Chiara Grenga e Gabriella Monteforte. Un destino che accomuna anche i fuoriusciti vecchi e nuovi di Lbc: niente scranno neanche per gli ex Eugenio Lendaro e Olivier Tassi che erano candidati in Azione e per Salvatore Antoci e Maria Grazia Ciolfi candidati con il M5S. Perdere voti in casa propria in un contesto in cui il centrosinistra con le liste civiche vince quasi ovunque e in cui Coletta ha potuto contare su diversi endorsement tra cui il presidente della Regione Nicola Zingaretti, il ministro Andrea Orlando e il ministro Roberto Speranza è uno dei dati su cui Lbc dovrà sicuramente fare una riflessione interna. A proposito del Partito Democratico, che con l'11,53% è il quarto partito della città, non si può fare a meno di registrare la freddezza e la diffidenza di Coletta nei suoi confronti anche a urne chiuse. Nella sua nota di saluto e ringraziamento a elettori e sfidanti non un cenno o un riferimento è stato speso per il partito alleato che ha permesso a Coletta di non sfigurare e di fermare Zaccheo sulle soglie del primo turno. Ma che Coletta faccia fatica anche solo a nominarlo, non è una novità. E sin dai tempi della nascita di questa fusione a freddo.