Corre come nessun altro sul filo del consenso sfiorando tutti i falli possibili, da quello del clientelismo nudo e crudo a quello del voto di scambio, ma la sua narrazione, oltre che disarmante, è perfino stringente. Della serie, chi semina raccoglie. Oppure, io do e dunque ricevo. Raimondo Tiero, attualmente in forza nei ranghi di Fratelli d'Italia, è in assoluto il miglior attrattore di consensi del capoluogo dell'ultimo decennio: dal 2002 a oggi, eccetto un cosiddetto incidente di percorso nel 2016 quando fu superato da Giorgio Ialongo, nessuno in una elezione amministrativa ha preso più voti di lui.

Mister Preferenza, ha sbancato davvero. Millecinquecentosettantasei voti. Insuperabile.
«Con grande umiltà le devo dire che non è la prima volta che mi guadagno il titolo che mi ha appena attribuito. Mi era successo la prima volta nel 2002, primo eletto con 1180 voti. Poi nel 2007, ancora primo con 1606 voti. E ancora nel 2011 con 1590 voti. Quella volta ho ottenuto 3 voti più di Calandrini».

E pensare che in città sono tutti convinti che il titolo di Mister Preferenze fosse di qualcun altro.
«Non so a chi si riferisca e non lo voglio sapere, ma facciamo finta di stare su un ring: non ho mai perso un incontro con nessuno. E' sempre stato un Ko tecnico a mio favore, con qualsiasi avversario».

Quindi lei, a parte Ialongo, in fatto di voti è indubbiamente più bravo di qualsiasi altro prodigio o astro della politica locale?
«Se i numeri sono numeri...»

Come si fa ad essere così popolari e riscuotere così tanti consensi?
«Si cerca quotidianamente e con grande umiltà di confrontarsi con le persone e cercare di capire quali siano le esigenze e le necessità di ciascuno, e cercare poi di diventare un punto di riferimento per il maggior numero di cittadini. Se fossimo in uno studio di psicoterapia, oppure in una parrocchia, direi che ho sviluppato un grande senso dell'ascolto».

Detta così funziona, ma manca il passaggio successivo: dall'ascolto bisogna passare all'azione. Lei cosa fa per essere un punto di riferimento?
«Cerco di risolvere i problemi, piccoli e meno piccoli, che mi vengono sottoposti dalle persone che incontro. Tutto qua».

Che genere di problemi?
«I più disparati. Quelli di gente che non sa come approcciarsi ai servizi sociali; gente che non sa dove si trova né quando riceve l'ufficio dei tributi; gente che si dispera perché non può aspettare dieci mesi per avere un documento. Insomma, tutto quello che attiene alla sfera dell'amministrazione mi vede impegnato nella mia veste di consigliere, funzione che non è precisamente ed esclusivamente quella di partecipare, magari da casa come avviene da un anno e mezzo a questa parte, a commissioni e a quatto o cinque consigli comunali l'anno. Il ruolo che interpreto è quello di cinghia di trasmissione tra i cittadini e l'amministrazione. Se consideriamo che spesso accade, come durante quest'ultima consiliatura, di avere di fronte un'amministrazione con gravi criticità organizzative, ecco che il ruolo di un consigliere attento può essere di grande aiuto».

Per qualcuno, a torto o a ragione, questa sua personale interpretazione di un ruolo istituzionale si traduce in una forma di clientelismo, lo possiamo dire?
«Chiamatela come volete. La mia indole mi fa essere quello che sono e forse il consenso che riscuoto in campagna elettorale è la più normale, oltre che l'unica, forma di riconoscimento che ottengo per il mio impegno verso gli altri».

Non teme di incorrere in un cosiddetto voto di scambio?
«E perché mai? Quello che faccio per gli altri, quando riesco a farlo, lo faccio senza chiedere nulla in cambio. E vi dirò di più, già dal 5 ottobre, il giorno dopo lo spoglio dei voti di queste amministrative, sono di nuovo in campagna elettorale».

Perché sta lavorando per il turno di ballottaggio, giusto?
«Quello è scontato. Volevo dire semplicemente che la mia è campagna elettorale no-stop. Non mi fermo mai e so fin d'ora che nuovi contatti, nuovi approcci e un rinnovato impegno verso i cittadini si tradurranno in una nuova prestazione all'altezza di Mister Preferenze».

Senta Tiero, Zaccheo ce la farà a vincere?
«La risposta è matematica: se ciascuno di noi del centrodestra rinnoverà l'impegno del primo turno, non c'è altra possibilità, Zaccheo stravincerà. E dobbiamo augurarci tutti che sia lui a vincere, perché soltanto lui, con la sua esperienza e conoscenza della macchina amministrativa, può rimettere insieme i cocci, ricostituire il morale a pezzi del personale, indire finalmente nuovi concorsi e portarli a termine in maniera corretta e trasparente, e far decollare il Comune di Latina dalla pista in cui è inabissato».