Nonostante l'ottimo risultato raccolto alle urne, non si può dire che la fase post voto sia tra le più tranquille per la Lega, mai così in fibrillazione e balcanizzata come in questi giorni. E lo stesso confronto con Damiano Coletta per l'avvio della nuova amministrazione risente delle posizioni plurime interne al partito.

Di certo non ha aiutato il passo indietro compiuto all'indomani del voto da Armando Valiani. Un addio a cui lo stesso Claudio Durigon non era preparato, tanto che ancora non ha preso provvedimenti in merito. Il coordinatore regionale vorrebbe risolvere prima la questione del coordinamento provinciale, convocando una assemblea il prossimo mese. Ma forse tutto questo tempo non c'è e dunque o lui impone una linea e gli altri la rispettano oppure la sensazione è che presto ci saranno fratture insanabili.

Il gruppo consiliare stesso è diviso tra le due componenti che si giocano la guida del partito. Da una parte ci sono quelli che rispondono a Vincenzo Valletta e Angelo Tripodi, dall'altra il gruppo vicino a Massimiliano Carnevale e Giovanna Miele, al quale si può intestare anche la corrente Ugl che guidava il partito con Valiani. Salomonicamente, Durigon progettava di affidare il capoluogo al gruppo Tripodi-Valletta e la provincia a Carnevale-Miele (attualmente la carica è ricoperta dal commissario Gianfranco Rufa). Ma sembra scoppiato il tutti contro tutti, con lamentele reciproche e accuse e veti incrociati. Insomma, un bell'ambientino.

La gatta da pelare non è semplice dal momento che la sconfitta al secondo turno e l'inizio di una consiliatura per nulla comoda, rischiano di gettare la Lega nel caos. In molti speravano di andare a ricoprire ruoli amministrativi, in alcuni casi utili per lanciare le future campagne elettorali per regionali e politiche. Il principio di realtà ha restituito a tutti una situazione molto più ingarbugliata. Claudio Durigon, da leader regionale, avrà il compito di sbrogliarla. Intanto ha dato la linea da tenere con Coletta: nessun accordo, nessun ingresso diretto o indiretto in giunta. Si resta fuori, anche se altri entrano. Ma se questo può andare liscio, diverso è il discorso sugli incarichi. Qui dovrà sudare.