Sfiancati da sei lunghi anni di immobilismo durante i quali la città ha continuato precipitosamente a percorrere la discesa verso il fondo qualitativo in fatto di servizi e di prospettive per il futuro, l'elettorato del capoluogo si era volentieri lasciato accarezzare dall'idea che un centrodestra riveduto e corretto, e soprattutto coeso attorno a una manciata di principi e di obiettivi avrebbe potuto risollevare le sorti della città rimettendola in moto, a partire dall'accensione, finalmente, dei motori della macchina amministrativa che dal 2016 a oggi non si riesce a far marciare neppure a spinta.

La delusione è arrivata prima del previsto, addirittura prima del voto, con il balletto delle candidature che aveva subito messo in mostra le crepe nel muro di ostentata compattezza dei partiti del centrodestra. L'esito del voto aveva fatto il resto, e i quindici giorni intercorsi tra il primo turno e l'appuntamento con il ballottaggio, con il candidato Vincenzo Zaccheo nettamente in vantaggio su Damiano Coletta, avevano definitivamente chiarito che l'avventura elettorale spacciata per una ferma volontà di riprendere in mano il controllo amministrativo della città era niente di più che un bluff.

Mai piangere sul latte versato, il centrodestra avrebbe benissimo potuto fare tesoro della lezione arrivata con la sconfitta subita al ballottaggio e rinserrare i ranghi con la consapevolezza che la guerra tra bande non paga mai. Tanto più che Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega e Latina nel Cuore erano sbarcati in consiglio comunale con la maggioranza dei seggi, dunque con la forza sufficiente per mettere il sindaco alle corde e costringerlo a una gestione condivisa e «assistita».

Niente da fare nemmeno stavolta. Due mesi dopo il voto Coletta era già in una botte di ferro con l'assistenza di Forza Italia e l'appoggio del gruppo della Muzio. E quello che abbiamo visto l'altro giorno in Consiglio comunale, la figuraccia del centrodestra che va in assemblea a chiedere l'annullamento di una delibera di Giunta per farsi dire dal segretario generale che non è quella la procedura per rivedere quell'atto, testimonia di una ulteriore progressione del fenomeno di sbriciolamento di quello che resta del centrodestra a Latina: è molto improbabile che l'ex presidente del consiglio comunale Nicola Calandrini e l'ex sindaco Vincenzo Zaccheo siano potuti inciampare in un errore come quello, dunque è il segno che non si parlano tra loro, e probabilmente hanno smesso di farlo anche con il resto dei rispettivi partiti e pure con la Lega di Claudio Durigon, che si muove ormai su impulso di Giovanna Miele e Massimiliano Carnevale, che a loro volta non sembrano molto interessati al dialogo con Fratelli d'Italia e Latina nel Cuore.

E in casa del centrodestra sono ormai così disuniti che sembra non vogliano più prendere in considerazione l'ipotesi di un ritorno seppure parziale alle urne nel caso in cui il ricorso elettorale promosso da due candidati e un cittadino elettore dovesse trovare definitiva conferma dal riconteggio delle schede imposto dal Tar.

Se questo è l'umore che tiene in vita Lega, Fratelli d'Italia e Latina nel Cuore, la città, orfana di una maggioranza che ha già tradito l'elettorato, ha momentaneamente perso anche l'opposizione.

La questione rifiuti sempre senza paternità
L'anatra zoppa ha già appeso al chiodo le stampelle, come dimostra il secco «Andiamo avanti» di Damiano Coletta sulla questione del progetto di Abc per l'impianto di trasferenza nel capannone di via Bassianese. Latina bene comune inneggia alla svolta in fatto di gestione del servizio di igiene ambientale, mentre in realtà sulla materia dei rifiuti si continua a procedere a tentoni. Il capoluogo, costringendo la Regione a nominare un Commissario per la scelta dei siti per i rifiuti, ha già perso un'occasione per diventare il protagonista di una nuova stagione culturale promuovendo un disegno organico e coerente per la gestione della materia in ambito provinciale. Adesso, almeno apparentemente abbagliato dai fondi del Pnrr, Coletta ha deciso di correre da solo, senza valutare se la scommessa di Abc in via Bassianese abbia un senso prima di sapere dove saranno dislocati e perché gli impianti che servono alla chiusura del ciclo in ambito provinciale.

Nessuno sembra ancora aver preso atto del fatto che la Regione ha detto no all'ipotesi di una discarica ad Aprilia; nessuno, malgrado il caos di questi giorni con gli aumenti di materie prime e carburanti, è ancora riuscito a dire con chiarezza che il polo di riferimento per l'impiantistica di questa provincia in fatto di rifiuti debba stare in una posizione baricentrica, per consentire a tutti i comuni di percorrere il minor numero di chilometri per spostarsi ogni giorno; nessuno si azzarda a sostenere la cosa più elementare, e cioè che la zona su cui investire è quella dell'area industriale di Mazzocchio.

Continuiamo pure a fare come Coletta, andiamo avanti a tentoni, come a mosca cieca.