Il partito di governo della città pressato sulla gestione futura di un teatro ancora chiuso dopo sei anni di lavori a singhiozzo, che tira fuori delle proposte, no alla Fondazione, società benefit per gestirlo e due mesi in dote alle associazioni, senza parlarne con nessuno e senza confrontarsi con l'ampia ed eterogenea coalizione cucita da Damiano Coletta. E' un spettacolo che abbiamo già visto, verrebbe da dire, che va in scena sul palco della politica del secondo mandato senza discostarsi molto da quello che accadeva nella prima. Parole come confronto, partecipazione, trasparenza, ribadite con ostinazione dalla civica di governo, ma non praticate nei fatti e nello scambio concreto con la città e via via causa di allontanamento o critiche di alleati, oppositori, associazioni, cittadini. La storia si ripete, ma stavolta ad avere il coraggio di intervenire e dire la propria è uno tra i più giovani consiglieri dell'assise e del contesto politico, quel Francesco Pannone di Riguarda Latina ruvido e pertinente quanto basta per dire le cose come stanno, ben prima di chi avrebbe dovuto farlo come il Pd. «Dobbiamo gettare le fondamenta per un lavoro culturale serio per Latina – aveva detto Pannone due giorni fa all'alleata Lbc - non dare risoluzioni facili e generiche che oltre a minare la credibilità dell'azione politica rischiano di compromettere la coesione nella maggioranza su un tema che dovrebbe avere ampio consenso».

«Il destino del Teatro D'Annunzio e dei locali del Palazzo della Cultura – scriveva Pannone - non può essere liquidato con una soluzione da comunicato stampa, senza confrontarsi con i partiti di maggioranza e in generale con tutto il Consiglio Comunale. La questione teatro è diventata nel corso degli anni vitale per tutta la comunità cittadina ed ha bisogno di un dibattito e di una soluzione condivisa e strutturata, non di annunci dell'ultimo minuto». Parole che hanno pesato come macigni ieri nel quartier generale della civica con un nervosismo diffuso, soprattutto da parte di chi aveva spinto per diramare con una nota stampa «l'uscita» ellebicina sul teatro. A difendere la scuderia e la maglia di appartenenza ci ha pensato l'ex assessore ai lavori pubblici e consigliere di Lbc Emilio Ranieri che coglie i suggerimenti di Pannone come un attacco e replica in un post sui social eloquente di come l'allergia a suggerimenti e critiche, anche se interne e provenienti dallo stesso schieramento, resti una costante del bene comune. Per Lbc la propria proposta, anche se valutata tra pochi, declina ‘l'interesse di tutti'. «Mettere a disposizione il Teatro perché c'è da rispondere alla collettività - scrive Ranieri - i servizi culturali sono bisogni essenziali. Una proposta nata e pensata tempo fa tra me e Silvio di Francia come momento di riappropriazione del D'Annunzio per i piccoli e grandi operatori culturali dopo una chiusura e mille arrabbiature per le vicende dell'antincendio, delle certificazioni, degli archivi buttati negli interrati solo per dire le cose più eclatanti». «E questo - si chiede Ranieri - dovrebbe dividerci in città? Una discussione libera sulla gestione futura è necessaria anche se non facile. Un percorso corretto e trasparente che tenga conto delle difficoltà tecniche, economiche ma anche delle grandi opportunità negli interessi di tutti. Mica possiamo rifare uguale al passato. L'interesse più alto è quello di tutti. Nessuno si senta escluso». Nessuno si senta escluso, neanche Pannone e il resto della coalizione - sembrano dire. Per condividere però... non allarmatevi, c'è tempo.

Il Pd rivendica il suo ruolo: «Si esca da spunti occasionali e si coinvolga la città»
Guardinga ma risoluta nei toni e nel non detto, come nella migliore tradizione del Pd, la nota del gruppo consiliare dei democratici che proprio a partire dal teatro e dalla cultura vogliono ribadire il loro ruolo di guida nella maggioranza. Un primo vero atto di autonomia e uno scatto in avanti la riflessione che il segretario comunale Leonardo Majocchi insieme a Daniela Fiore, Tommaso Malandruccolo e Enzo De Amicis hanno deciso di formulare per far capire quanto la posizione di Lbc sul teatro, esternata nei giorni scorsi, sia stata solitaria e non concertata e quanto si debba invece essere aperti e propositivi nella coalizione e nella città. A partire da quella ipotesi di Fondazione che i cugini civici hanno rigettato parlando di effetti collaterali del passato da non rimettere in atto.

«Il Pd intende contribuire al dibattito sulla gestione del sistema culturale citadino- spiegano - l'azione amministrativa ha bisogno di un'anima politica. Ragazze, ragazzi, donne e uomini ci chiedono di affrontare le molteplici questioni che caratterizzano la vita politica di questa città. Ce lo chiedono ai più vari livelli istituzionali, giacché il PD può vantare una consolidata azione di governo in ambito regionale e nazionale. La cultura e gli spazi ad essa connessi costituiscono la spina dorsale di un partito come il nostro. Sentiamo la necessità di ringraziare l'assessore ai lavori pubblici Pietro Caschera per aver assolto pienamente al suo ruolo: il Teatro D'Annunzio riaprirà le sue porte alla città!». Il Pd sottolinea però che il nodo da sciogliere attiene «alla gestione non solo di un teatro ma, più in generale, dei luoghi della cultura. Potremmo parlare di un vero e proprio hub culturale - proseguono - composto, oltre al D'Annunzio, dal Cafaro, il piccolo teatro Dei Mille, il Ponchielli, la pinacoteca, la sala del Palazzo della Cultura, il Museo Cambellotti ed altri luoghi di straordinaria bellezza della nostra città. Latina merita gestioni e visioni all'altezza del ruolo che la nostra città sta svolgendo e dovrà continuare a svolgere in ambito regionale e nazionale. Non riteniamo, pertanto, che un istituto fra i tanti come quello della Fondazione sia di per sé da considerarsi il male assoluto, cadendo così in una sommaria generalizzazione che finisce per danneggiare la politica, tutta la politica. Essa svolge il proprio compito se ha il coraggio e la responsabilità di assumere decisioni, di trasformare l'esistente migliorando le sorti della nostra comunità. Come tutte le attività umane, la differenza la fanno le persone che operano in un determinato contesto e non ci faremo condizionare da stagioni politiche superate culturalmente e politicamente».

La critica entra poi nel merito, chiedendo un confronto allargato. «Oltre al dibattito pubblico, imprescindibile su un tema così importante, è bene che sulla cultura si esca dalle dichiarazioni estemporanee. Il PD si impegnerà, fin da subito, per promuovere una grande mobilitazione pubblica per la fine di Aprile, alla presenza di tutti i principali attori della scena culturale del nostro territorio. Decisioni di tale rilevanza vanno assunte ascoltando, studiando, elaborando ed analizzando le istanze di chi da anni lavora ed opera nel mondo culturale». «Il Pd è la principale forza riformista al governo del Paese e della Regione - conludono - non intendiamo rinunciare alle ragioni che ci hanno spinto ad essere fautori di questa stagione di governo cittadino, determinando la vittoria di Coletta e di un campo vasto di forze riformiste e progressiste. Sul capitolo della cultura e su altre fondamentali questioni che riguardano il futuro di Latina, il Pd intende assumere le redini dell'azione amministrativa».

Nervosismo a 5stelle, Antoci: ecco gli ignavi
Che le critiche a Latina Bene Comune arrivino da più parti non è un mistero e non lo è neanche la posizione inflessibile su molti temi del Movimento 5Stelle che pure è organico alla maggioranza Coletta. A farne parte è un ex di Lbc, Salvatore Antoci (prima nel Misto, poi candidato al consiglio comunale nella lista del M5S alle ultime comunali) che alla civica in cui è nato come politico non ha mai fatto sconti divenendo nel tempo uno dei suoi più accesi oppositori. Ieri ha pubblicato un post dal titolo eloquente «Gli ignavi» in cui i riferimenti a fatti e persone della civica sono molto riconoscibili.

«Quando, tra qualche anno, della lista civica che ha (s)governato la Città sarà rimasto soltanto il brutto ricordo - scrive Antoci - e la malapolitica avrà ripreso il pieno possesso della mangiatoia, coloro che (in ritardo!) cominciano a capire come stanno veramente le cose e ad ammetterlo a denti stretti, avranno il rimorso di non aver saputo (o voluto) coalizzarsi per mettere nell'angolo, rendendoli inoffensivi, i cialtroni e gli stupidi. Costoro, dovranno portare sulle loro coscienze il rimpianto di aver consentito, con la loro ignavia, che delle persone indegne nuocessero al movimento e facessero dei danni irreparabili alla città. Costoro, gli ignavi, ancor più degli autori materiali del disastro, avranno la responsabilità morale di aver fatto perdere alla Città e ai Cittadini un'occasione unica ed irripetibile che avrebbe potuto cambiarne il corso della storia». Il riferimento neanche troppo velato è proprio a tutti quelli che, dentro Latina Bene Comune, si sono mostrati allergici ai suggerimenti, alle proposte alla critiche, stringendo un cappio al collo del partito e rendendolo sempre più autoreferenziale e chiuso. Un riferimento che non riguarda tutti, ovviamente e non riguarda in particolare quelli che invece si sono sempre confrontati costituendo l'anima propositiva e costruttiva del movimento. Una parte che, purtroppo, viene spesso silenziata.

Il sindaco Coletta: "Sarà un teatro sicuro per tutti"
"L'avvicinarsi della riapertura del Teatro fa entrare nel vivo un dibattito che mi sembra denoti vitalità e desiderio di confrontarsi con la città su un tema grande e importante". Così, in una nota ufficiale, il sindaco di Latina, Damiano Coletta. "Durante la campagna elettorale avevo parlato di Latina Capitale della Cultura. Credo che ci sia la volontà di avviarsi verso un obiettivo, proprio in occasione del centenario che ci sarà nel 2032. La riapertura del Teatro è un primo passo indispensabile, insieme alla sua messa in funzione. Il grande lavoro svolto dagli uffici e coordinato prima dall'ex Assessore Ranieri e poi dall'Assessore Caschera sta portando i suoi frutti: puntiamo a riaprirlo quanto prima. La politica oggi è chiamata a pensare strategicamente la struttura, potremmo dire la scena, che sorreggerà la prossima programmazione culturale della città. Dal teatro a tutti gli altri spazi culturali. Infatti, nei prossimi giorni valuteremo una linea di gestione condivisa, riprendendo anche il lavoro fatto nella scorsa consiliatura dalla commissione cultura e voluto fortemente dal suo ex Presidente Fabio D'Achille che ha ascoltato gli operatori culturali del nostro territorio in cui sono state prese in considerazione varie possibilità. Un lavoro già iniziato in queste settimane dall'attuale Presidente della commissione cultura, Mauro Anzalone, e che continuerà ascoltando ancora i protagonisti della cultura di Latina. Una gestione e un passaggio di cui è stato protagonista il nostro ex Assessore alla Cultura, Silvio Di Francia, e ne è protagonista l'attuale Assessora, Laura Pazienti".

"L'obiettivo è mettere a sistema tutta un'altra serie di attività e di sfide che ci aspettano nel futuro prossimo. Penso alla riattivazione del Palazzo della Cultura come secondo grande passo, con il Teatro Cafaro e il Teatro dei Mille e tutti i locali che andranno aperti alla comunità. Poi ci sarà la Biblioteca ristrutturata, e ancora il Garage Ruspi, la Banca d'Italia e, ancora più in là, lavoreremo per donare alla città finalmente la Casa della Musica. Dobbiamo pensare a gestire tutto nel migliore dei modi. Si tratta di un processo che potremmo anche mettere in piedi per gradi, facendo un passo alla volta, cercando di dar vita a un circolo virtuoso, economicamente sostenibile, che sia in grado di intercettare fondi presso la Regione, i Ministeri e l'Europa".

"Ci sono tanti operatori culturali che non vedono l'ora di poter dare il loro contributo in un processo di crescita, penso ai tanti e tantissimi operatori e artisti che in questi giorni si stanno mettendo a disposizione con generosità per poter dare il loro contributo. Credo che sia importante organizzare, da subito, momenti di ascolto e confronto pubblici, allargando il più possibile il dibattito fino a coinvolgere tutta la città. Perché, l'abbiamo ripetuto tante volte, abbiamo voluto con tutte le forze un Teatro finalmente sicuro, adesso vogliamo che sia il Teatro di tutti. Per trasformare poi il Palazzo della Cultura nella Casa delle Arti. E per puntare a rendere Latina la Capitale della Cultura entro il suo centenario".