Partita chiusa, il 4 settembre si torna al voto in 22 seggi elettorali del capoluogo, e se dovesse servire, si farà anche il ballottaggio richiamando alle urne l'intero corpo elettorale di Latina.

«Le incongruenze nelle operazioni elettorali accertate dalla Prefettura di Latina non possono essere classificate come mere irregolarità, denotando invece un'estrema confusione che ha governato svariati seggi, tale da influire in modo grave sull'attendibilità del risultato elettorale». E' uno dei passaggi più significativi della sentenza con cui il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso di Damiano Coletta che chiedeva la sospensiva della sentenza del Tar di Latina che aveva annullato la proclamazione degli eletti e rispedito a casa consiglieri comunali e sindaco.
Dopo due giorni di attesa, poco prima delle 15 di ieri sul sito ufficiale del Consiglio di Stato, in calce all'indicazione del ricorso proposto da Damiano Coletta, compare la dicitura «appello respinto». Dieci minuti più tardi viene pubblicata anche la sentenza, cinque pagine contenenti alcuni passaggi durissimi che rinforzano la posizione assunta dal Tar di Latina.

«Le violazioni delle regole di voto e di scrutinio riscontrate in numerose sezioni appaiono talmente gravi, manifeste e sistematiche, da far emergere un quadro di generale inquinamento del voto, che ne alteri in modo oggettivo la genuinità e soprattutto renda impossibile ricostruire l'effettiva volontà del corpo elettorale interessato».

E occupandosi dell'appello incidentale proposto da Coletta che metteva in discussione l'effettiva sussistenza del fenomeno della cosiddetta scheda ballerina, i giudici del Consiglio di Stato tagliano la testa al toro spiegando che si tratta di un argomento che nulla aggiunge alle «oggettive gravi irregolarità accertate, che sono di per sé idonee ad invalidare irrimediabilmente le operazioni elettorali e di conseguenza il loro esito».

Dunque non serve ipotizzare un eventuale utilizzo su vasta scala del metodo della scheda ballerina, perché quello che è stato accertato durante le operazioni di verificazione effettuate in Prefettura basta e avanza per seminare il campo di voto da una quantità tale di violazioni che rendono necessario il ritorno alle urne laddove sia stata accertata la mancata corrispondenza tra le schede in dotazione al seggio e quelle risultanti alla fine delle operazioni di scrutinio.

La modalità sudamericana dell'agire degli elettori di Latina ha varcato i confini di casa nel modo peggiore, e accompagnerà distorcendola l'immagine della città almeno fino al rinnovo complessivo della tornata elettorale dell'ottobre scorso.
Fino a quel momento il governo della città è affidato al Commissario straordinario Carmine Valente, consentendo a tutti, elettori, eletti e sfrattati dal palazzo comunale, di riflettere su quello che è accaduto e sulle ragioni che possono aver trascinato la comunità nel fango di un comportamento collettivo inammissibile.