Il coordinatore regionale della Lega Claudio Durigon, la scorsa settimana, lo ha detto chiaramente, durante la presentazione a Latina del candidato presidente Francesco Rocca: «La grande incognità delle regionali è l'affluenza. Dobbiamo far capire alle persone che ci sono queste elezioni e che devono andare a votare». Nel 2018 andarono a votare oltre il 70% degli aventi diritto ma in quella occasione si votava contestualmente per le elezioni politiche. E dunque era assai difficile che qualche cittadino non sapesse dell'appuntamento con le urne anche per le regionali. Oggi la situazione è ben diversa. Molti cittadini sono completamente all'oscuro del voto del 12 e 13 febbraio. Succede perché in pochi si informano sui giornali e perché alle tv le regionali sono chiaramente circoscritte ai tg regionali. Sui social, fonte primaria ormai di informazione per buona parte dei cittadini italiani, comanda l'algoritmo e se una persone alla politica non si interessa, difficilmente sulla timeline gli comparirà qualche informazione sull'attuale campagna elettorale. Insomma, per i partiti e i candidati è un bel problema. Le previsioni più ottimistiche sull'affluenza sono attorno al 50%. Ed è il motivo per cui i più esperti di campagne elettorali invitano alla calma, nel centrodestra, sui numeri dei sondaggi. E allo stesso tempo e per converso, nel centrosinistra sono convinti che la rimonta non sia così improbabile. La differenza la faranno i partiti più organizzati, in grado di portare alle urne il numero maggiore di elettori.
Il precedente delle elezioni politiche, inoltre, non è incoraggiante. Già il 25 settembre sono andati al voto poco più del 60% degli aventi diritto e la sensazione è che in una partita complessa e poco affascinante come le regionali, vada a votare ancora meno gente. E' per questo che i partiti sperano di coinvolgere gli elettori attraverso la corsa alle preferenze, considerato che i candidati presidente non sembrano scatenare passione tra l'elettorato del Lazio.