Francesco Rocca mantiene altissimo il livello della concentrazione. Sa che nell'ultima settimana di una campagna elettorale di questo livello può davvero succedere di tutto. Allo stesso tempo però intende trasmettere una sensazione di sicurezza e infatti declina nel dettaglio i futuri impegni come possibile presidente. Al centrodestra la vittoria nel Lazio manca dal 2010 e questo elemento non può non essere considerato. Poi c'è il piano nazionale: il risultato avrà degli effetti, anche sul Governo guidato da Giorgia Meloni. Però Francesco Rocca non è uno che si lascia distrarre da queste considerazioni. L'imperativo categorico è motivare al massimo l'intera coalizione e i singoli candidati al consiglio. Perché questa è una partita che si vince facendo il pieno all'interno della propria coalizione.
Allora Rocca, pochi giorni all'ora della verità. Se vince chiude una lunga stagione del centrosinistra al Governo della Regione. Rappresenterebbe un'impresa? Ma se dovesse perdere (faccia tutti gli scongiuri che ritiene opportuni) sarebbe una disfatta? In sostanza nel Lazio anche la posta politica in palio è altissima?
«Un'elezione è sempre una sfida complessa, ma allo stesso tempo entusiasmante. La posta in palio, per me e la mia coalizione, è soltanto una: la qualità della vita dei cittadini del Lazio. Mi lasci dire che il termine disfatta non mi piace: saranno gli elettori a scegliere chi li governerà per i prossimi cinque anni e il voto va rispettato in ogni caso. Poi è ovvio che una vittoria del centrodestra, secondo il mio punto di vista, restituirebbe quell'entusiasmo e voglia di fare a una Regione che sembra essersi addormentata ormai da troppo tempo. E questo è sotto gli occhi di tutti».
Quali fattori decideranno davvero queste elezioni regionali: l'affluenza, la capacità di mobilitazione, il vento nazionale, la situazione economica del Paese?
«Il fattore è sempre e solo uno: il livello di soddisfazione che il cittadino sente nei confronti di chi ha governato per dieci anni. E le garantisco che girando praticamente per tutto il Lazio, il giudizio sull'operato della Giunta di centrosinistra è abbondantemente insufficiente. I fattori da lei citati giocheranno un ruolo, naturalmente. Sono convinto, però, che i cittadini sceglieranno un Presidente che sappia ascoltare i loro problemi, dialogare, mettere in campo soluzioni concrete. Non sono l'uomo delle promesse irrealizzabili o delle chimere. Sono abituato a risolvere i problemi, non a nasconderli sotto il tappeto».
Alessio D'Amato ha detto: è la solita destra, si scrive Rocca e si legge Storace. Come risponde?
«Si scrive Francesco Rocca e si legge Francesco Rocca. Immagino che questo sia comprensibile perfino ad Alessio D'Amato. La sinistra non ha ancora imparato, nonostante abbia capitolato alle ultime elezioni politiche, che sarebbe meglio parlare di programmi invece che schernire l'avversario. Ognuno ha la sua storia, la mia parla per me: sono stato al vertice dell'organizzazione internazionale più importante del mondo, in cui anche lì si scriveva Rocca e si leggeva Rocca punto e basta. Se poi D'Amato si riferisce al fatto che Francesco Storace ebbe l'intuizione di affidarmi la gestazione del "Sant'Andrea" questo è un fatto vero e mi lasci dire positivo, visto che lo abbiamo portato a livelli di eccellenza, spendendo bene le risorse che avevamo a disposizione. Mi sembra di aver svolto quel ruolo manageriale al meglio delle mie possibilità».
Perché tante scintille sulla sanità? Cosa proprio non condivide della posizione di D'Amato? In particolare sulla gestione dell'emergenza Covid? Quale sarà la sanità del futuro nel Lazio?
«Perché l'attuale Giunta regionale ha la coda di paglia. Noi abbiamo le idee chiare. La parola chiave della nostra azione di governo nella sanità, sarà la prossimità, portare cioè le cure a casa dei cittadini, prima ineguagliabile forma di prevenzione da ogni malattia. Conosciamo bene i problemi quotidiani che s'incontrano nei rapporti con la sanità territoriale, che deve accompagnare il mantenimento di una comunità in buono stato di salute. La prossimità dell'assistenza sarà il cardine dell'azione di governo del territorio, attraverso il rafforzamento della medicina territoriale. Le faccio io una domanda. Chi può dire che durante il Covid nel Lazio sia andato tutto bene? Io non posso dimenticare gli aspetti drammatici di una sanità trascurata. Non posso non sottolineare come i professionisti sanitari non siano stati valorizzati. Servono più spazi e tecnologie per migliorare una sanità ad oggi romanocentrica. Ricordo però che la nostra Regione può contare sui policlinici universitari, sulla sanità militare, sulla logistica della "Croce Rossa". La sanità che vogliamo costruire dovrà essere vicina ai territori, alle province».
Se vince quali saranno i suoi primi provvedimenti?
«Sanità e viabilità. Dovremo affrontare il gigantesco tema delle liste d'attesa, delle prenotazioni per gli esami diagnostici e specialistici. È impensabile che, nel 2023, si governino i posti letto negli ospedali laziali con il fax! Le infrastrutture saranno l'altro assillo. Si tratta di opere finanziate e non ancora realizzate. Molti territori soffrono di questi ritardi, basti pensare alla Roma-Latina e alla Cisterna-Valmontone. Nei primi cento giorni di mandato, farò una piccola rivoluzione Dopo anni di immobilismo e di mancanza di direzione occorre finalmente uno scatto in avanti: dal lavoro, al turismo, ai rifiuti».
Infrastrutture, lavoro, trasporti: quali le priorità nel suo programma su questi temi?
«Aggiungo la scuola. Non se ne parla eppure è un tema fondamentale: l'unico vero ascensore sociale di questo Paese. Ma anche il luogo dove si formano le classi dirigenti del futuro. Il tema della formazione è fondamentale. È anche uno strumento per recuperare situazioni di fragilità ed emarginazione. Spesso si dice, che i giovani sono il futuro. No, i giovani sono il presente. Dobbiamo favorire il loro protagonismo, la loro partecipazione, senza dimenticare le pari opportunità. La Regione su questo sarà molto presente. Lavoro: partiamo col dire che nel corso del 2022 la ripresa occupazionale del Lazio è stata inferiore al dato nazionale. L'occupazione deve rappresentare una grande occasione per rimettere in moto l'economia del Lazio, anche stringendo un più stretto rapporto col comparto del turismo. Ma, come dico sempre, il problema principale sono i trasporti. L'efficienza e la qualità del trasporto pubblico hanno un'incidenza fondamentale sulla qualità della vita. Il numero di pendolari nella nostra regione è altissimo: c'è chi si sposta per motivi di lavoro, chi per motivi di studio. In moltissimi trascorrono più ore al giorno solo per spostarsi. Non possiamo più permetterlo».
Le province di Frosinone e Latina sono alle prese con una situazione occupazionale complicata. E secondo le previsioni andrà anche peggio nel prossimo futuro. Come si inverte la tendenza?
«Ricordo che nel Lazio si concentra l'11% del fatturato nazionale grazie alla presenza di 305.000 imprese che generano 441 miliardi di euro di ricavi. Tra i vari settori quello farmaceutico e quello agroalimentare dell'Agro Pontino rappresentano due vere e proprie eccellenze in grado di reggere il livello della sfida anche nel complesso mercato internazionale. Eppure, percorrendo in lungo ed in largo il territorio regionale, ho constatato quello che ho sempre saputo e, cioè, quanto il tema delle province sia fondamentale per il nostro futuro e quanto sia stato abbandonato al suo destino. Non ci vuole uno scienziato per rendersi conto dell'inesistenza della benché minima iniziativa concreta rivolta a un comparto, quello dell'industria, che sopravvive di fatto per la sola capacità di lavoro delle imprese. È un problema di sistema. Senza infrastrutture adeguate come è possibile creare sviluppo ed occupazione, consentendo agli investitori di scegliere territori formidabili come anche quello ciociaro e pontino?».
Perché le operazioni di bonifica della Valle del Sacco sono così complicate? Perché tanti ritardi?
«Sulla Valle del Sacco la riqualificazione è finanziata da anni. La valle e le imprese soffocano. Ci sono 50 milioni di euro stanziati e chi ha vinto la gara d'appalto nel 2012 ancora non riesce a intervenire. Prima Zingaretti e D'Amato vanno a casa meglio è. Sono anni in cui nel Lazio manca un polo industriale e la burocrazia sta soffocando gli imprenditori. Occorre ragionare sui macrosistemi che oggi stanno penalizzando le reti di impresa che hanno un potenziale enorme. Non io, ma le stesse aziende hanno evidenziato da parte della Giunta una mancanza di accompagnamento per facilitarne lo sviluppo. Lo dico perché è indispensabile lavorare per rafforzare i poli industriali. Aggiungo che da presidente farò di tutto il possibile per alleggerire la fiscalità».
Economia del mare, infrastrutture, Roma-Latina: la ricetta per il rilancio dell'economia della provincia pontina è questa?
«Il mare è una fonte di ricchezza economica ed occupazionale ma è anche centrale per uno sviluppo sostenibile blu e green. Dobbiamo partire dall'assunto che niente vale come l'attività di tutela il territorio che, se improduttivo, volge verso l'abbandono sottraendo di fatto risorse alla comunità e determinando in parallelo costi e disagi ai quali le istituzioni debbono poi far fronte. Non basta: negli ultimi anni la frequenza e l'intensità dei disastri ambientali, provocati dalla natura e della colpevole incuria umana, si sono abbattuti anche sul litorale laziale, esponendo la popolazione a un'ampia varietà di rischi, fra cui l'erosione costiera. Per questo è indispensabile intervenire subito. La vostra costa non ha nulla da invidiare ad altre realtà italiane, per non parlare di Ponza e Ventotene. Bisogna mettere a sistema turismo, economia del mare - penso al Porto di Gaeta - ma anche le bellezze paesaggistiche e naturalistiche che avete. I Giardini di Ninfa, Satricum per non parlare di siti che potrebbero essere al centro di un rinnovato turismo religioso, in vista del Giubileo2025. Penso non soltanto alle Abbazie di Fossanova e Valvisciolo, ma anche della Casa del Martirio di Santa Maria Goretti a Borgo Le Ferriere».
Capitolo rifiuti. Nel Lazio mancano le discariche, in questi anni c'è stata una continua rincorsa all'emergenza, soprattutto per la situazione di Roma. Quindi c'è il tema del termovalorizzatore della Capitale, che ha determinato la frattura tra Pd e Cinque Stelle. Da cosa si riparte?
Con quali obiettivi? E con quali tempi?
«Anche qui devo ripetere la gestione fallimentare della sinistra, che ha determinato un'inesistente politica dei rifiuti. Eppure di tempo i nostri avversari ne hanno avuto, con l'unico risultato che ha condotto al commissariamento. Ricordo che è stato lo stesso Pd in Parlamento a farlo. Lo ripeto: sono favorevole al termovalorizzatore. Termovalorizzatore che deve chiudere il ciclo dei rifiuti e deve terminare la stagione delle discariche. Bisogna superare l'indolenza su un tema così fondamentale. I Comuni che viaggiano con percentuali alte di differenziata non possono essere penalizzati dall'indolenza di Roma e da un sindaco assente».
Il suo principale avversario, Alessio D'Amato, moltiplica gli appelli al voto utile. Che pensa? Il fatto che il centrodestra guida il Paese con il Governo Meloni può determinare un circuito virtuoso anche per la Regione nell'ipotesi di una sua vittoria?
«Ho già detto che se D'Amato fa appello al voto utile, allora chiede di votare per il centrodestra. Alessio ogni tanto se ne esce con questi strani proclami, dimenticando che siede in Consiglio regionale del 1995 ricoprendo anche ruoli di governo. In questi quasi trent'anni è stato una costante e non mi sembra che con lui la Regione sia decollata. In particolare nell'ultimo periodo abbiamo assistito a una giunta Pd-M5S che ha prodotto il nulla, o quasi. Ripeto, il voto utile è scegliere me e la mia coalizione per ridare una identità a questa Regione. Con il centrodestra alla guida del Paese, sono sicuro che possa nascere quel circuito virtuoso, cui lei faceva riferimento. Conosco l'amore che il premier nutre verso la Capitale d'Italia ed il Lazio nel suo complesso. Ciò che è buono per il Lazio, è buono per l'Italia e viceversa».
Cosa ha pensato quando Giorgia Meloni le ha detto: "Francesco, per il Lazio corri tu?".
«Ho pensato che era giunto il momento di restituire le competenze e le professionalità maturate in questi anni al servizio della sanità e al vertice della Croce Rossa Internazionale. Anche se per dir la verità non ho avuto molto tempo per pensare perché mi sono messo subito al lavoro. Sicuramente ho provato un sentimento di gratitudine di orgoglio per la possibilità di restituire ai cittadini del Lazio la dignità che meritano».