«La situazione è semplice e chiara: da una parte c'è il sottoscritto, dall'altra Francesco Rocca, che rappresenta un "mondo antico" che ha già governato il Lazio, causando il commissariamento della sanità. La scelta che si troverà davanti l'elettore è questa». Così Alessio D'Amato, assessore regionale alla sanità e candidato alla presidenza del Lazio per il centrosinistra. Spiega: «Ripeto da settimane che è una strada in salita, ma sono sicuro che alla fine vinceremo noi. Nonostante i sondaggi e nonostante una narrazione che però non può cancellare l'unico vero dato di fatto: abbiamo alle spalle dieci anni di ottima amministrazione e intendiamo continuare. Con il voto dei cittadini, che faranno la differenza».

Allora D'Amato, pochi giorni all'ora della verità. Se vince fa un "miracolo" e se perde si chiude una lunga stagione del centrosinistra al Governo della Regione? Ma anche una fase del Pd e del centrosinistra laziale? Avverte una responsabilità politica di questo tipo?
«Guardi, vincerò sicuramente io. Quindi la seconda ipotesi non c'è. Anzi, aggiungo che il successo nel Lazio cambierà perfino la narrazione politica del centrosinistra di questa fase. Per esempio rappresenterà una prima risposta forte al progetto dell'autonomia differenziata targata centrodestra. Un progetto che penalizzerebbe il Lazio, rendendolo marginale e più povero. Noi ci stiamo opponendo (e continueremo a farlo) anche a tutto questo».

Quali fattori decideranno davvero queste elezioni regionali: l'affluenza, la capacità di mobilitazione, il vento nazionale, la situazione economica del Paese?
«L'affluenza sarà senza dubbio un fattore assai indicativo. Ma penso che alla fine l'elemento decisivo sarà rappresentato dalla credibilità delle persone. Inoltre per il presidente si vota direttamente. La credibilità è un concetto direttamente proporzionale ai risultati ottenuti: la gestione della pandemia ha fatto la differenza dappertutto, il modello è quello. Prima la persona: il parametro principale, senza alcun dubbio».

Perché non è stata possibile l'intesa con il Movimento Cinque Stelle?
«Perché, come è ormai evidente a chiunque, l'unica strategia di Giuseppe Conte è stata quella di andare contro il Partito Democratico, un giorno sì e l'altro pure: ha voluto rompere la coalizione. Nessun altro motivo: è stata una scelta studiata a tavolino. Fra l'altro due assessori del Movimento Cinque Stelle sono ancora nella giunta della Regione Lazio. A dimostrazione che c'è stato un progetto di condivisione, che Giuseppe Conte ha mandato all'aria, dimostrando di pensare più al partito che ad una proposta di governo valida. Ma in ogni caso alla fine dovrà prendere atto di aver fatto un buco nell'acqua. Vincerò comunque. Vinceremo comunque. D'altronde anche nel 2018 in campo c'erano centrosinistra, centrodestra e Cinque Stelle, che arrivarono al 26%. Ma alla fine fummo noi a prevalere. Accadrà la stessa cosa».

È vero che punta al voto disgiunto proprio nell'elettorato dei Cinque Stelle? Anche l'appello al voto utile va letto come una forte competizione con il Movimento?
«Allora: intanto il voto disgiunto è previsto dalle legge elettorale, quindi non capisco quale sia il problema. In secondo luogo mi sto rivolgendo a tutti gli elettori, non soltanto a quelli dei Cinque Stelle. Penso, per esempio, ai moderati, che hanno saputo apprezzare il modo in cui abbiamo affrontato la pandemia da Covid-19. Quel modello sarà applicato a tutti gli altri settori».

Se vince quali saranno i suoi primi provvedimenti? E se invece dovesse perdere (faccia tutti gli scongiuri che ritiene opportuni), come organizzerà l'opposizione?
«Bisognerà accelerare per la "messa a terra" del Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché gli investimenti per lo sviluppo dovranno rappresentare la priorità della prossima legislatura. L'imperativo categorico dovrà essere la creazione di posti di lavoro. Poi naturalmente c'è molto altro. Penso alla figura dello psicologo di base. Ma penso anche al trasporto pubblico locale gratuito per gli studenti under 25 e per gli over 70, che sarà uno dei primi atti che proporrò da presidente di Regione. Seguendo l'esempio delle migliori realtà internazionali, adotteremo il modello "tariffa zero", per fare in modo che i giovani possano spostarsi liberamente nelle città e tra le province della nostra regione. Così, daremo "ossigeno" al loro spirito di iniziativa e, insieme, promuoveremo una nuova cultura della mobilità all'insegna dell'innovazione, della sostenibilità ambientale e dell'inclusione. Quindi, il reddito di formazione: nel Lazio un giovane su cinque non lavora e non studia. Guardiamo ad alcune misure di livello europeo per dotare di 800 euro le attività formative rilevanti. C'è poi l'obiettivo delle cento comunità energetiche in cento Comuni. Senza dimenticare il Piano regionale di sicurezza stradale. Il mio impegno è netto: il Lazio diventerà un punto di riferimento».

Quale sarà la sanità del futuro nel Lazio? E quando davvero prevede che possa essere superata definitivamente l'emergenza Covid? Perché insiste molto sul modello adottato per affrontare la pandemia?
«Parto dall'ultima domanda. Per un motivo semplice e facilmente riscontrabile: è un modello straordinariamente efficace. Sono stati tre anni importanti e impegnativi, durante i quali abbiamo dovuto fronteggiare la più forte emergenza sanitaria del secolo. Non lo dico io, ma i riconoscimenti che abbiamo avuto: il modello Lazio è stato preso come riferimento sia a livello nazionale che europeo. La sanità del futuro dovrà essere parametrata su una rete territoriale di prossimità, naturalmente integrata. Così come la Regione dovrà essere in grado di vincere la sfida della cronicità. Occorrerà prendere in carico i pazienti cronici attraverso un percorso di straordinaria efficienza: lo faremo noi. Gestendo quella che dovrà essere una rivoluzione dell'assistenza domiciliare. Teniamo presente che queste situazioni sono destinate a triplicare. Vorrei aggiungere una considerazione: grazie a dieci anni di governo del centrosinistra il Lazio è uscito da un lunghissimo periodo di commissariamento della sanità: una situazione ereditata proprio da quel centrodestra che oggi si ripropone per amministrare la Regione. Ricordo che grazie a noi si è superato un blocco del turn over del 90%, riuscendo quindi ad inserire negli organici 6.000 operatori. Riagganciandomi a quanto dicevo prima, per il futuro è già pronto un piano di finanziamento da 800 milioni di euro, pensato per potenziare la sanità territoriale. Dall'assistenza domiciliare alle varie reti, dalle Case della salute agli ospedali di comunità. Senza dimenticare i finanziamenti per i nuovi ospedali: mi riferisco ad Amatrice (già in costruzione), ma pure a Formia, Gaeta e Latina. Quindi Guidonia-Tivoli, Rieti e Acquapendente».

Infrastrutture, lavoro, trasporti: quali le priorità del suo programma? Le province di Frosinone e Latina sono alle prese con una situazione occupazionale complicata. E secondo le previsioni andrà anche peggio nel prossimo futuro. Come si inverte la tendenza?
«C'è bisogno di un nuovo progetto industriale. Da presidente della Regione Lazio convocherò un tavolo per affrontare la questione Stellantis. È importante che attorno al tavolo ci siano sia il Governo che l'azienda. Il futuro dello stabilimento cassinate è fondamentale per l'intera economia del Basso Lazio. Occorrono politiche di sostegno alle filiere. Per il resto, le province di Latina e Frosinone sono delle autentiche eccellenze per la farmaceutica. Un settore che, unitamente alla Biofarma, rappresenta il vero e proprio traino dell'export italiano. Parliamo del 38%. C'è quindi l'Agrifood. Bisognerà insistere su questi settori. Valorizzare al massimo le eccellenze. Sono stato al Centro agroalimentare all'ingrosso di Fondi (Mof) proprio nel giorno in cui sono stati pubblicati i dati dell'export: +11,7% del distretto pontino e 162 milioni di fattura del mercato estero. Il Mof compete con il grande mercato di Parigi ed è una delle piattaforme logistiche più importanti d'Europa. Grazie all'impegno della Regione e di Alessandra Sartore sono state gettate delle basi importanti. Oggi si guarda al futuro con gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza missione 2, con il bando nazionale della logistica dove il Mof è arrivato terzo in Italia. Nel mio programma ho inserito tre interventi per quanto riguarda la mobilità da finanziare con i fondi di sviluppo e coesione: la Fondi-Ceprano con 50 milioni di euro, la Formia-Cassino con 250 milioni e i porti di Formia e Gaeta con 15 milioni. Strategico è il tema dell'energia: al Mof è previsto l'impianto fotovoltaico più importante di 16 gigawatt. Infine, due aspetti importanti: il sostegno ai giovani imprenditori e all'imprenditoria femminile. Ritengo altresì importante aprire un dossier per l'accesso delle merci via mare. Per quello che mi riguarda sarà la priorità del nuovo assessorato all'economia del mare».

Senta D'Amato, ma perché le operazioni di bonifica della Valle del Sacco sono così complicate? È vostra intenzione procedere con la rivisitazione dei criteri di perimetrazione del Sin (fondamentali per le aziende e per gli investimenti)?
«La questione della Valle del Sacco è complessa e va inquadrata nel giusto contesto. Coinvolgendo i livelli nazionali del Governo e in particolare il Ministero dell'ambiente. Non è vero però che siamo rimasti all'anno zero: ci sono delle procedure in corso e diversi punti fermi. Anche sul versante della perimetrazione del Sin (Sito di Interesse Nazionale). C'è poi tutto il discorso relativo alla velocizzazione delle pratiche burocratiche ed amministrative. Certamente che mai più dovrà verificarsi un altro caso Catalent. Ma parliamo di dinamiche che affondano le radici non soltanto nella perimetrazione del Sin. Detto questo, agli imprenditori vanno date regole chiare e tempi certi».
Economia del mare, infrastrutture, Roma-Latina: la ricetta per il rilancio dell'economia della provincia pontina è questa?
«Dopo che sarò stato eletto presidente nella giunta regionale ci sarà l'assessorato all'economia del mare. È un impegno che ho già preso da tempo. Il mare è l'oro blu del Lazio e la sua economia rappresenta un asset strategico, a confermarlo sono i numeri che registrano un valore aggiunto di 8,1 miliardi di euro pari al 15,8% generato dal comparto a livello nazionale. Politecnico del mare, zona logistica semplificata di Civitavecchia, ma anche le zone costiere nella strategia di specializzazione europea attraverso il programma Fesr, la legge regionale sulla blue economy sono le azioni principali da attuare. Sul versante delle infrastrutture e della mobilità, abbiamo già dato delle risposte alla provincia pontina e continueremo. La Roma-Latina è fondamentale e strategica. Ma penso anche alla Cisterna-Valmontone. E agli investimenti sui treni e sulle strade. Bisognerà tenere tutto insieme e noi siamo gli unici in grado di poterlo fare».


Capitolo rifiuti. Nel Lazio mancano le discariche, in questi anni c'è stata una continua rincorsa all'emergenza, soprattutto per la situazione di Roma. Quindi c'è il tema del termovalorizzatore della Capitale, che ha determinato la frattura con i Cinque Stelle. Da cosa si riparte? Con quali obiettivi? E con quali tempi?
«Una premessa: la questione del termovalorizzatore è stato un pretesto che Giuseppe Conte e il Movimento Cinque Stelle hanno utilizzato per la rottura politica con il Pd. La decisione sull'impianto è stata presa dallo Stato, che ha nominato commissario il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Veniamo ai rifiuti. I punti fermi sono due: il sistema delle discariche va progressivamente chiuso e questo vuol dire che le discariche chiuse non dovranno essere riaperte. Ma messe in sicurezza. Detto questo, nel Lazio ha pesato moltissimo la situazione di Roma, frutto dell'inerzia del Movimento Cinque Stelle che, quando ha governato la Capitale, non ha mai chiuso il ciclo dei rifiuti. Per me la situazione è molto chiara: il ciclo dei rifiuti va chiuso a Roma e in tutte le altre province del Lazio. L'alternativa è quella di far viaggiare migliaia di tonnellate di immondizia in tutta l'Italia o all'estero. Con inevitabili effetti sui costi. Non è possibile».

Tre anni di Covid hanno cambiato profondamente la sanità ma anche la vita quotidiana delle persone. Lei che bilancio traccia di questa esperienza? C'è stato un momento nel quale ha pensato "non possiamo farcela"?
«Beh, insomma: la fase iniziale è stata durissima e i timori erano tanti. Nessuno pensava di trovarsi ad affrontare una situazione simile. Abbiamo reagito tutti insieme: penso ai medici, agli infermieri, agli ausiliari, a tutto il mondo della sanità e della ricerca. Ma anche alla scienza che ha dimostrato di saper fare la differenza. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto: la campagna di vaccinazione è stata straordinaria. Lo ribadisco con forza: il modello Lazio è vincente. Ho ricevuto un'onorificenza al merito della Repubblica, che ho dedicato agli operatori sanitari che si sono impegnati durante l'emergenza in prima linea. I veri protagonisti sono stati loro».

Dopo le regionali il congresso del Pd: cosa serve per rilanciare il maggior partito della sinistra italiana? È possibile davvero superare l'impostazione correntizia?
«Guardi, al congresso del Pd penserò dopo le elezioni regionali. Adesso sono concentrato soltanto su questo».