La strada del Partito Democratico in vista delle primarie si fa più chiara e netta ed è emersa ieri da un direttivo comunale lungo tre ore e vivace e dibattuto come in tutte le occasioni in cui questo partito si confronta al suo interno con una dialettica accesa tra le sue varie anime. Dalle consultazioni è emersa l'indicazione ufficiale e maggioritaria di convergere sulla figura di Daniela Fiore come candidata del Partito Democratico alle prossime elezioni primarie di coalizione. Il partito doveva dare un orientamento con una sola candidatura per sfidare il candidato di Lbc Damiano Coletta, che era poi quello che chiedeva la maggior parte del partito. Una posizione espressa anche da Enrico Forte che ha spiegato come il Pd non potesse presentarsi diviso su due candidature.

Dunque senza bisogno di contarsi è stato espresso l'orientamento diffuso e maggioritario, sostenuto anche dal gruppo dirigente e dai segretari, verso Daniela Fiore, avvocato ed ex consigliera in carica un anno nell'ultima consiliatura Coletta. Tutti d'accordo? Non proprio, una minoranza voleva esprimere due candidature e mettere in lizza anche l'altro aspirante Enzo De Amicis mentre l'altro possibile aspirante Marco Fioravante ha fatto un passo indietro prendendo atto della situazione che si era creata. Una posizione, quella a sostegno della doppia candidatura sostenuta, tra gli altri, da Mauro Visari, Tommaso Malandruccolo e Dario Roncon. A quel punto il partito pur confermando la scelta di Fiore ha espresso l'intenzione di lavorare nei prossimi giorni per trovare una convergenza e una sintesi anche delle posizioni divergenti. Un Pd che ha voluto ragionare nel solco del mutamento interno avviato negli ultimi due anni per cambiare pelle e dare la percezione di un partito coeso con un dato di presenza organizzata e di consenso, oggi avvalorata anche dal recente ingresso di Valeria Campagna.

Da non sottovalutare, però, in questo contesto le voci dissonanti che potrebbe portare ad un percorso alternativo fuori dalla candidatura ufficiale del Pd. Lo Statuto dei dem stabilisce infatti la possibilità che nelle primarie ci si possa candidare con il 30% di sottoscrizioni del direttivo o degli iscritti, e non è escluso che gli scontenti arrivino in questo modo a proporre Enzo De Amicis, assumendosi la responsabilità di una scelta fuori dalla posizione ufficiale del partito. Qualcuno come Mauro Visari, il più agguerrito sostenitore di De Amicis e della doppia candidatura ha fatto infatti notare che se il Pd avesse voluto realizzare una unità di intenti senza spaccature avrebbe dovuto creare prima le condizioni per realizzarla e che avendo preteso le elezioni primarie non aveva senso incartarsi sui nomi imponendo il candidato unico. Nei prossimi giorni si saprà se questa dissonanza prenderà una piega oppure no, ma intanto è pronta a partire la campagna elettorale. Con, al momento, due candidati: Daniela Fiore e Damiano Coletta.