L'elettorato di centrosinistra vuole farsi rappresentare da Damiano Coletta e non si identifica con il Partito Democratico. Questo è il dato che è emerso evidente dalle urne delle primarie di domenica in quelle elezioni fortemente volute proprio dal Pd di Latina per scegliere democraticamente il candidato con un processo aperto e partecipato. Un percorso che sul capoluogo con la candidatura di Fiore puntava in un colpo solo a dismettere vecchie liturgie di partito e schemi di corrente sventolando la bandiera del processo unitario, e dall'altro a cavalcare l'idea di un organismo nuovo sull'onda dell'effetto Schlein. Tutte intenzioni naufragate di fronte l'effetto dirompente di quei 1007 voti raccolti dalla Fiore, troppo pochi per pensare a un processo davvero unitario e a un Pd rinnovato e soprattutto politicamente attraente di fonte ad una potenziale platea di cittadini invogliati a partecipare e a dire la propria. Perché quello che i cittadini hanno espresso, con i 1628 voti per Coletta, è che nel campo del centrosinistra e delle forze progressiste il nome dell'ex sindaco è quello da cui vogliono farsi rappresentare. Chiaro e semplice come lo sono i numeri a fronte di tutte le attenuanti del caso per il Pd, dalla campagna elettorale messa in piedi in pochi giorni all'esiguità dell'elettorato ormai attivo in questo campo, dalla proposta di una candidata con molti punti di forza ma ancora poco conosciuta per allargare il perimetro del partito, al confronto impari con un sindaco uscente.

Ora la resa dei conti interna nel partito è già iniziata e cova dietro l'apparente rimozione di quanto successo domenica e dietro le dichiarazioni ufficiali e di circostanza diffuse nella conferenza stampa di lunedì. Ieri si è riunita la corrente che esprimeva l'appoggio alla candidatura di Enzo De Amicis e dopo un lungo confronto sarebbe giunta alla conclusione di produrre un documento che chiede un passo indietro del segretario comunale Leonardo Majocchi alla luce della sconfitta di domenica. Un documento nel quale vengano elencati gli errori fatti, a partire dalle scelte politiche sbagliate che hanno finito per isolare la Fiore, come quella di arrivare a questo step senza creare le condizioni per una vera unità, che non fosse solo di facciata, e senza motivare gli altri pezzi de partito che volevano la doppia candidatura. Altro punto che la parte dei sostenitori di De Amicis rivendicano è che in queste ore si sta tentando di attribuire erroneamente la sconfitta proprio a chi non avrebbe sostenuto, come avrebbe dovuto, la candidata e non si sta analizzando il dato delle urne per evitare di ripeterlo, in vista delle comunali e della composizione della lista del Pd. Insomma c'è abbastanza materiale per un confronto aperto nelle sedi di partito senza aspettare di esaurire questa fase dopo le comunali. Era stato proprio il segretario comunale Majocchi a dire a pochi giorni dal voto: «In questi ultimi due anni il Partito Democratico di Latina, dopo un periodo difficile, ha affrontato e sta tutt'ora affrontando una fase di lento cambiamento, presentando diffusamente un gruppo dirigente rinnovato sia a livello locale che, oggi, a livello nazionale. I processi politici si giudicano con il tempo». Oggi la cronaca dei fatti restituisce l'immagine di un partito che non ha centrato l'occasione di farsi rappresentare e che dovrà appoggiare ancora una volta un candidato espresso da quel civismo che avevano definito come giunto al capolinea e protagonista di una stagione chiusa. Ma i cittadini hanno detto altro: è dal civismo che, ancora una volta, vogliono essere rappresentati nel centrosinistra.