Appoggiato al cancello che protegge i resti di epoca romana trovati in un terreno alla periferia del paese, Fernando Magnafico, di professione agente della polizia provinciale di Latina, dice che non voleva essere l'unico candidato sindaco a Lenola. Ma questo è ciò che gli è toccato per le elezioni amministrative 2023, un caso da esame di Diritto Pubblico, nella cittadina che tutti conoscono perché ci è nato Pietro Ingrao, il padre nobile della sinistra italiana di cui nessuno quest'anno ha raccolto il testimone. Per quanto lo stesso Magnafico dica: «Guardate che la mia è una lista trasversale.
Dentro ci sono simpatizzanti del Pd, uno almeno». Poi ce ne sono altri due di Fratelli d'Italia, più un terzo non iscritto, uno della Lega ed esponenti di Forza Italia, il partito del sindaco, appunto. «Ero dell'Ucd - dice - poi il centro è un po' decaduto e sono passato a FI, un po' per esclusione, è il partito più centrista che c'è. Ma questo lo penso da elettore, ora sono il candidato di tutti. E mi dispiace di non avere un competitor. Io, siccome non mi posso confrontare con nessuno, vado in giro per i centri anziani, nelle contrade, in periferia e mi confronto con i cittadini direttamente». Siccome Lenola è un piccolo centro di montagna seppure a tre passi dal mare, tutto è un po' lasciato all'organizzazione casalinga delle cose. Tipo: i progetti per la partecipazione e l'attuazione del Pnrr li scrivono e li spediscono i dipendenti ma poi vengono aiutati direttamente da assessori, consiglieri, dallo stesso sindaco. «Sono pochi e allora facciamo anche noi gli impiegati, ci arrangiamo e va bene così perché col Pnrr noi siamo in regola. Con i soldi del Piano di Resilienza apriremo un museo dove mettere questi resti archeologici, per la digitalizzazione. E' vero che qui siamo un po' al Sud ma noi non siamo indietro col il cronoprogramma, anzi». Fernando Magnafico ha 59 anni, amministra un paese che si sta spopolando.
I ragazzi una volta che si iscrivono all'università non tornano più da queste parti, perché non c'è lavoro, non ci sono collegamenti adeguati per quanto il panorama sulla valle di Fondi e sui monti Aurunci sia di impavida bellezza e nonostante sussista una realtà culturale vivace non solo in piena estate. Lo spettro del mancato raggiungimento del quorum necessario per rendere valide le elezioni amministrative a Lenola (40% degli aventi diritto) aleggia sopra la campagna elettorale che sta volgendo al termine. E comunque vada è chiaro sin da ora che manca l'interesse dei più giovani, la fascia under 30 è ridotta al lumicino. La candidata più giovane è del 1993. Dove sono tutti gli altri? A lavorare, per forza più che per scelta, da qualche altra parte. Lo spopolamento della fascia collinare del sud della provincia è di tutta evidenza. Non c'è un sito produttivo di media grandezza nel raggio di 50 chilometri, la stagione balneare della costa non dura che 40 giorni l'anno. Lenola conta sei aziende edili di eccellenza, iscritte all'albo delle società di settore, e nessuna opera sul territorio. Tutte all'alba caricano gli operai e i direttori dei lavori sui pulmini e vanno a Roma, la scuola media ha dimezzato gli alunni rispetto a 25 anni fa. Si fa spazio il dubbio che amministrare i borghi bellissimi dell'Italia del sud, come è questo, non sia per niente una passeggiata. Il vicesindaco Severini Marrocco dice: «Abbiamo predisposto tutto per il nuovo parcheggio multipiano a servizio del centro storico e sposteremo una parte dei servizi per renderli più accessibili». Se gli domandi a cosa serve un multipiano a Lenola, ti risponde che invece è un'opera essenziale e che i centri storici minuscoli debbono poter vivere con buoni servizi, «oltre che con la cultura su cui stiamo investendo moltissimo; abbiamo un teatro e cerchiamo di farlo vivere il più possibile anche se non possiamo permetterci una stagione intera».