Lei, Matilde Celentano, chiede di essere eletta per la filiera istituzionale di Governo e Regione che garantirà opportunità sul territorio, e per scrivere una pagina di storia con il primo sindaco donna della città. Lui, Damiano Coletta, chiede i voti per continuare il lavoro interrotto promettendo di mettere a disposizione onestà, sostenibilità e capacità di mettere al centro la persona. Si chiude con queste promesse la tribuna elettorale del Tgr Lazio, registrata a Saxa Rubra e trasmessa ieri su Rai Tre che ha visto per la prima volta confrontarsi su più di dieci domande Damiano Coletta e Matilde Celentano. Uno scontro apparentemente garbato nei toni, ma sul filo del vetriolo con molte richieste di replica palleggiate tra i due, dopo che la tensione non era mancata nei giorni scorsi proprio sul confronto pubblico che Coletta aveva chiesto e Celentano aveva declinato. Il clima si è scaldato subito proprio alla prima domanda di Rosaria Cariello sulla sfiducia di settembre scorso dopo il voto nelle 22 sezioni. «Si torna a votare perché si era registrata l'anatra zoppa – ha spiegato Celentano, c'era una situazione di ingovernabilità, abbiamo preferito optare per la sfiducia come forma di rispetto».

Ma Coletta ha ribattuto che il 28 settembre 20 consiglieri «hanno ingannato una intera comunità e che la stessa Celentano ha chiesto una pausa di 15 minuti per prendere il caffè e andare invece dal notaio, dicendo una bugia, per sfiduciare sindaco e comunità». Celentano ha ribadito che era portavoce del centrodestra e di altri partiti e che era chiara l'intenzione di sfiducia, era stata preannunciata in ogni modo». Come arginare lo scetticismo degli elettori? Per Coletta bisogna far capire loro che quella del voto è una scelta importante «tra una coalizione che ripropone un passato torbido e una parte che ha rappresentato un cambiamento nel nome della sostenibilità». Per Celentano «le persone hanno perso la fiducia, ma oggi il centrodestra unito è una garanzia di stabilità e sviluppo futuro».