Quello che la città ha detto in modo chiaro e democratico, esprimendo 42.831 mila voti per Matilde Celentano, è che il libro di Damiano Coletta, scritto nel 2016 e proseguito con l'ultimo contributo del Pd e del M5S, era da chiudere e riporre.
Quell'esperienza fortissima generata dal voto di sei anni fa e riassunta simbolicamente in un corteo spontaneo e festante che scortò il presidente di un'associazione divenuto sindaco fino al palazzo comunale, si è spenta via via in questi anni arrivando al capolinea.
Una sconfitta che ha preso corpo tra scelte solitarie, chiusure nel fortino che hanno allontanato sempre più pezzi di movimento e di giunta, difficoltà oggettive nel governare, situazioni incancrenite e una comunicazione fuori fuoco più preoccupata di declinarsi al passato e di esporre patenti di virtù che tesa a far conoscere i propri valori e la propria visione, le criticità, gli obiettivi e le sfide del presente. Coletta è stato all'inizio un megafono di una collettività silenziosa ma tenace, stanca delle lotte intestine del centrodestra, delle inchieste, dei commissariamenti, delusa da una città senza qualità e portatrice sana della voglia di farsi sentire, di vivere la politica in modo diverso, di realizzare e sperare altri scenari. Ma quel megafono con il tempo è rimasto sempre più solo ad amplificare parole in una piazza vuota, mentre la gente realizzava su se stessa, a dispetto di ogni passata illusione e pur nella comprensione delle difficoltà affrontate dal civismo, la realtà di disagi cronici, di scuole dagli edifici fragili, di parchi indecorosi, di strade colabrodo, di quartieri trascurati, di imprese costrette a non investire e avviluppate in un Comune lento e macchinoso, di impianti sportivi gestiti senza bandi e di squadre che emigravano altrove, di un lido fermo agli anni Settanta e delle falle di un servizio rifiuti porta a porta che ci ha messo anni per entrare a regime, non riuscendosi ancora. Oggi Coletta ci ha spiegato che il voto si rispetta non potendo però fare a meno di attribuirlo ad una comunità capace solo di essere eterodiretta e orientata dal vento del governo nazionale e regionale a favore del centrodestra, e dai risultati di un commissariamento che ha gestito l'ordinario e ha lasciato indietro pezzi di città. In questo modo l'ex sindaco ha perso l'occasione di comprendere gli errori degli ultimi anni per non ripeterli, a partire dal mancato ascolto della sua comunità tutta, fatta di elettori di centrosinistra e di quelli di centrodestra che lo hanno votato sia nel 2016 che nel 2021, elettori persi per strada per stanchezza e sfiducia generale verso il suo messaggio. Una sfiducia che era impossibile non percepire in tutta la sua forza e che avrebbe dovuto suggerire, forse, un passo indietro anche nella presentazione della candidatura. Nel centrosinistra, tranne rare eccezioni, hanno così omesso di dire che le elezioni amministrative giudicano chi ha operato e governato, che esprimono un voto contro e non solo un voto a favore, anche se a favore di quel centrodestra storicamente amato nel capoluogo. E come accadde nel 2016, ma a parti invertite, Damiano Coletta ha regalato tantissimi voti all'avversario perché la città di cui aveva rappresentato il desiderio di cambiamento, ha voluto chiudere con il passato targato Lbc con la stessa forza dimostrata sull'onda del ‘Todo cambia'. A dirlo bastano i numeri che non hanno bisogno di sfumature o interpretazioni: Celentano ha superato l'80% in 15 sezioni e il 70% in 16 sezioni dei borghi, (toccando addirittura il 92% delle preferenze in una sezione di Borgo Montello) e si è attestata sempre sopra il 60% nel centro città avvicinandosi al 65% e al 70% anche in quartieri, come Q4 e Q5, dai quali sono partiti pezzi importanti dell'esperienza ellebicina. Stavolta è stata direttamente la città a dirci, con la forza dei numeri, che la politica è visione, chiarezza sugli obiettivi da raggiungere e assunzione di responsabilità e che qualsiasi giustificazione o difficoltà non regge di fronte alla necessità di rispettare un mandato elettorale, quello del fare, quello di dare una direzione alla città. Se Lbc insieme al resto del centrosinistra capirà questo, potrà cambiare, e ripartire dagli errori con una buona e sana opposizione. Intanto, e in fretta, deve cambiare pelle la città. Come hanno chiesto più di 42mila elettori.
Il commento
Saper perdere e saper cambiare
Latina - Damiano Coletta ha regalato tantissimi voti all’avversario perché la città di cui aveva rappresentato il desiderio di cambiamento ha voluto chiudere con lui