01.02.2024 - 15:00
E' un Nicola Procaccini diverso quello che domani presenterà la sua ricandidatura al Parlamento europeo per Fratelli d'Italia. O meglio, lui è sempre lo stesso, quel che è cambiato è il suo "peso" politico e quello del partito. Lo ammette lui stesso, oggi considerato da chi segue la politica all'europarlamento uno dei deputati più influenti d'Europa. Di certo è tra quelli che decidono l'agenda delle assemblee di Bruxelles e Strasburgo. Insomma, di strada il militante di Azione giovani prima, Alleanza nazionale e Fratelli d'Italia poi ne ha fatta tantissima. Ma ha ancora la voglia e la passione di quando era ragazzino. Lo incontriamo a poche ore dalla presentazione della candidatura a Latina, nella città capoluogo, oggi guidata da Fratelli d'Italia.
Nicola Procaccini, altri 5 anni in Europa. Ma da una prospettiva completamente diversa.
«Decisamente diversa. Oggi guardiamo a queste elezioni, io e Fratelli d'Italia, con uno stato d'animo molto differente da quello di cinque anni fa. Allora eravamo tutti tesi e col timore di non raggiungere il quorum del 4% per far scattare i seggi. Oggi abbiamo la prospettiva di poter essere il primo partito per parlamentari eletti nel prossimo europarlamento. Ma non ci tremano le gambe, perché il lavoro che abbiamo fatto lo conosciamo, ha dietro tanta gavetta e tanto impegno e passione».
Cinque anni fa eravate anche visti con estrema diffidenza.
«Sì, i primi mesi sono stati difficili. C'era gente che non entrava in ascensore con me o altri che mi lasciavano con la mano a mezz'aria perché non me la stringevano. A poco a poco, però, ci siamo conquistati il rispetto degli altri partiti e lo abbiamo fatto grazie al nostro atteggiamento costruttivo ma fermo. In questi anni è aumentata l'autorevolezza di Fratelli d'Italia e senza dubbio ha contribuito a far crescere quella del gruppo dei Conservatori».
Gruppo, quello di Ecr, di cui lei è copresidente.
«Ed è motivo di grande orgoglio per me. E di responsabilità. Se guardo da dove sono partito, da sindaco di Terracina cinque anni fa, oggi alla guida del gruppo. Sarà bello domani incontrare i tanti amici che saranno al circolo cittadino di Latina per avviare insieme questa nuova campagna elettorale».
Questa sua prima esperienza in Europa è stata segnata anche da una pandemia. Com'è stato vivere e lavorare in quei frangenti?
«Qualcosa di surreale. Io in verità sono sempre andato a Bruxelles e Strasburgo, poche volte ho operato in smart working. Ho preso degli aerei in cui spesso ero l'unico passeggero. Qualcosa di strano davvero».
In questi anni il Parlamento europeo ha affrontato in particolare il tema del Green deal. Voi conservatori avete spesso sottolineato le incongruenze di queste scelte. In cosa consistono?
«Ambiente ed energia rappresentano due temi che mi stanno da sempre molto a cuore. E per Fratelli d'Italia curo infatti il dipartimento che si occupa proprio di questo. Purtroppo in Europa, in questi cinque anni, l'obiettivo fondamentale di rispettare l'ambiente non è stato coniugato con buon senso e scelte logiche. Ci si è invece lasciati trainare dall'estremismo ecologista e dall'ideologia. La transizione energetica, ad esempio, deve essere un percorso non una forzatura. Invece la sensazione che si è respirata è che da sinistra ci sia stato un senso di rivalsa nei confronti del libero mercato e delle imprese. L'imposizione di tempistiche strette e di soluzioni dai costi esorbitanti vanno contro gli interessi delle aziende e delle famiglie. Lo stesso obiettivo, il Green deal, si può raggiungere con un metodo diverso. Ed è questo quello di cui noi ci siamo fatti portavoce in Parlamento».
L'Ambiente per lei rappresenta da sempre un tema fondamentale della sua dialettica politica.
«Per noi di Fratelli d'Italia, per chi viene dalla mia esperienza e formazione politica, l'ecologismo è da sempre un caposaldo da seguire. Ma noi abbiamo un approccio diverso dalla sinistra. Non ideologico. Per noi l'uomo è centrale nella natura, il ruolo dell'essere umano è fondamentale per il rispetto dell'ambiente e della natura. Invece la sinistra vede l'uomo come colui che distrugge la natura. E molte delle scelte fatte in questi anni lo dimostrano».
A quali si riferisce?
«Ad esempio a quelle contro cui in questi giorni, in tutta Europa, protestano gli agricoltori e allevatori. Il ripristino di natura in particolare è qualcosa di aberrante. Si pretende che interi terreni oggi destinati all'allevamento o alla coltura siano liberati e restituiti alla natura. Spesso faccio questo esempio: vogliono farci tornare alla palude. Ma l'uomo la palude la bonifica per dare spazio alla natura, per coltivare e allevare dove prima c'era distruzione della natura».
Condivide la protesta degli agricoltori?
«Portano argomenti importanti e rilevanti. Su cui anche noi abbiamo condotto battaglie. In Italia per fortuna il nostro ministro Francesco Lollobrigida ha dato risposte in tempi non sospetti andando incontro ad alcuni dei temi sollevati dalla protesta. Vede, in questi anni l'Europa ha provato a dipingere come nemici della natura gli allevatori, i contadini, i pescatori, i cacciatori. Per noi invece sono loro i primi ecologisti».
Sul tema immigrazione il governo italiano pare sia riuscito a imporre una nuova visione anche all'Europa. E' così?
«Il nostro premier Giorgia Meloni ha scelto un approccio pragmatico sul tema, ma anche la strada più lunga rispetto a quella immediata che poteva essere quella di fare muro per contrastare il fenomeno dell'immigrazione irregolare. Secondo noi la strada più lunga è quella più giusta, perché il fenomeno va regolato e controllato. L'immigrazione regolare è necessaria ad ogni paese europeo, mentre quella irregolare deve essere frenata e contrastata».
Il Governo Meloni ha rappresentato una sorpresa in Europa? Prevedevano la calata dei barbari, invece sembra un governo super europeista.
«Noi siamo europeisti da sempre, da tempi non sospetti, mentre altri, a sinistra soprattutto, vedevano con sospetto l'Europa. Il Governo di Giorgia Meloni si sta affermando sui temi e con politiche rispettabili. A sinistra sentiamo crescere un timore, ossia che questa nostra esperienza faccia affermare un nuovo modello politico, moderno e affidabile, diverso da quelli conosciuti in questi anni. Il modello di governo dei Conservatori».
Tra i temi al centro del dibattito in questo periodo c'è quello di una Difesa comune in Europa. La guerra in Ucraina e poi il riaccendersi del conflitto Israelo-palestinese di fatto hanno rimesso al centro la necessità di un esercito europeo. Lei cosa ne pensa?
«Come dicevo prima, noi di Fratelli d'Italia abbiamo un'idea di Europa che portiamo avanti da anni, che è parte della tradizione della destra italiana. Un modello di Europa Confederale contro quello Federale che invece piace a sinistra. Qual è la differenza? In sintesi che per noi l'Europa deve avere poche ma importanti competenze, come appunto la politica estera dell'Unione, la Difesa e la regolamentazione del mercato. Il resto va in capo ai singoli stati membri. Noi 30 anni fa parlavamo della necessità di un esercito unico europeo. Che ora ci arrivino anche gli altri, non può che farci piacere».
Quali saranno i temi su cui punterà nella campagna elettorale che di fatto lei apre domani a Latina al circolo cittadino?
«Vorrei concentrarmi su pochi ma importanti argomenti. La difesa della famiglia e i valori fondamentali su cui si poggia l'identità europea. E poi la difesa dei confini. Per noi l'Europa deve fare meno, ma fare meglio».
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