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Coldiretti e le istituzioni: "No alla città del caporalato"

Pili: «Respingere le etichette». Il focus sul commercio illecito di tabacco

Coldiretti e le istituzioni: "No alla città del caporalato"

Narrazioni distorte e virtuosismi da proteggere. Checchè se ne dica Latina non è “la città del caporalato”, un fenomeno diffuso, sicuramente, ma non più che in altre zone d’Italia dove in termini percentuali si verificano altrettanti casi di sfruttamento considerando la massiccia presenza di imprese agroalimentari (e non solo). Questo è un punto che istituzioni e rappresentanti di categoria hanno tenuto a sottolineare in apertura dell’evento “M.A.C.I.S.T.E: Un brutto vizio, il commercio illecito nel settore dei tabacchi” organizzato da Coldiretti Latina e svoltosi  ieri mattina presso la sede in Via Don Minzoni.
 Scrollarsi di dosso l’ombra scura gettata da casi di cronaca nera preme veramente a tutti, dal Presidente Coldiretti Latina Daniele Pili al sindaco del capoluogo  Matilde Celentano che ha rivendicato di non identificarsi con «certi episodi sporadici» la cui grave ma “relativa” diffusione è spiegata dal Questore di Latina Fausto Vinci: «Lo sfruttamento è una questione di percentuali. A Latina è presente in una percentuale minima, fisiologica, ed è una piaga di tutti i settori, non solo quello agroalimentare». Se non altro loro ce la stanno mettendo proprio tutta per contrastare le agromafie, e sentir dire dal sindaco che «il comune c’è» è oltremodo rassicurante.
Coldiretti si è infatti rivolto alle istituzioni, con cui l’associazione ha stretto una proficua sinergia, per arginare la malavita e contribuire a rendere il nostro territorio, e le imprese che lo abitano, un baluardo di legalità e trasparenza, «valori che i nostri associati rispettano con attenzione» conferma il Presidente Pili. Ma se la legalità è l’universale a cui kantianamente sempre ed in ogni caso tutti dovrebbero aspirare, il particolare tema d’interesse da attenzionare è proprio il commercio illecito del tabacco, mercato che nasconde un sottobosco di complesse variazioni che si moltiplicano per modi e forme alla velocità della luce. Mentre infatti, come spiega il giornalista Stefano Liberti, il contrasto ai trafficanti per come lo si conosceva negli anni ‘90 ha prodotto eccellenti risultati tanto da portare l’Italia ad avere un tasso di consumo di tabacco di contrabbando all’1,8% (numero bassissimo soprattutto se confrontato con i dati della Francia), negli ultimi anni si sta muovendo in rete la vendita illegale di sigarette elettroniche. Sempre di più comune utilizzo, soprattutto da parte dei giovanissimi, è questa la sfida che si configura agli addetti ai lavori e, a dire il vero, alla società tutta. Tra falsi miti e interrogativi neanche troppo labili sulla pericolosità di tali dispositivi l’effetto a farfalla che questo commercio genera ha delle forti conseguenze sociali, economiche, sanitarie che arrivano ad intaccare «presidi di socialità e legalità come i tabaccai». Che fumare sia un brutto vizio, se non il peggiore, lo sanno tutti, ma farlo nel rispetto della legalità, privilegiando prodotti certificati e muniti di garanzie di qualità è sicuramente il modo più intelligente di farlo.

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