L'area dell'ex ospedale civile, il campo sportivo nell'area dell'attuale stadio Francioni, l'asilo di piazza San Marco. Sono alcuni dei beni da tempo di proprietà del Comune perché trasferiti dallo stato a titolo gratuito, ma che oggi costituiscono ancora l'oggetto di una contesa legale a cinque zeri. Una querelle arrivata in appello e che giace sui tavoli del Comune dalla fine degli anni Novanta. A battere cassa è l'agenzia del Demanio che notificò all'ufficio Patrimonio Comune già dal 2011, tramite Equitalia, cartelle esattoriali del valore di 4.522.570,58. Si tratta di somme che lo Stato pretendeva a titolo di canone per una serie di beni ceduti al Comune di Latina: l'area di sedime dell'ex ospedale civile, il campo sportivo comunale (con sentenza passata in giudicato del tribunale di Roma già a favore del Comune di Latina), la scuola elementare di borgo Grappa, la piazza di borgo San Michele, l'immobile sede della scuola materna di Latina scalo e quello della scuola di piazza San Marco, oggi gestita dalle suore e finita con regolare atto di passaggio all'ente nel 2010. Ma i conti all'agenzia del Demanio su questi beni non sono mai tornati e le cartelle esattoriali per la riscossione dei canoni di occupazione dal 1997 hanno "viaggiato" nel tempo arrivando fino ad oggi e ad un nuovo ricorso in appello. Lo Stato, insomma, non si rassegna e quei soldi li vuole. La natura di questa vicenda è la stessa che ha chiamato in causa la vicenda della Casa dell'Architettura a febbraio scorso. Lì l'associazione di Pietro Cefaly rischiava di essere sfrattata perché gli uffici avevano comunicato la disdetta non volendosi accollare il canone e le relative utenze, in realtà il passaggio finale di un iter avviato dall'amministrazione per vedersi attribuiti dei beni dello Stato ma dovendo fare i conti con affitti e debiti pregressi. In primo grado la sentenza aveva riconosciuto le ragioni del Comune che, all'epoca di Di Giorgi, affidò un incarico legale esterno per tutelarsi su questo delicato, quanto oneroso, fronte. L'avvocato Pasquale Musto dimostrò efficacemente che in base all'articolo 6 di una legge del 1936 poi convertita in legge nel 1937 lo Stato aveva trasferito questi beni a titolo gratuito. Non solo, la difesa eccepì che l'ente aveva ricevuto gli avvisi di messa in mora ma di non aver mai ricevuto la notifica di alcun titolo che potesse legittimare la pretesa di agire esecutivamente da parte di Equitalia, in secondo luogo oppose la prescrizione del diritto di credito avviato dall'agenzia di riscossione essendo gli avvisi dell'anno 1997 e non essendoci stati nel frattempo atti che ne avessero interrotto gli effetti. Valutazioni accolte con la sentenza 1975 del 2015.
Comune appeso ai canoni milionari, braccio di ferro con il Demanio per beni ceduti a titolo gratuito
Latina - Chiesti i titoli di occupazione per l’area dello stadio, l’asilo San Marco e le scuole di Latina scalo e borgo Grappa