La vicenda Costanzo è ancora una ferita aperta e lo dimostra proprio la recente e frettolosa replica dell'amministrazione a Gasparri (che aveva messo le dimissioni dell'assessore nella galleria dei punti deboli di Coletta) e il fatto che in questi mesi non sia stata fatta chiarezza su questo addio e sulle perplessità sollevate da chi, quale esperto di procedure amministrative e guida per la fase iniziale dell'avventura civica, era stato presentato come il pezzo più pregiato di Lbc. Le critiche dell'ex assessore erano state archiviate dalla Briganti come "illazioni che non corrispondono alla verità dei fatti e dei documenti" ma sono qualcosa di molto più grande in seno alla coscienza dell'amministrazione civica.
Due lettere per una riflessione
Oggi a distanza di mesi e nel vuoto non ancora colmato da un sostituto, alcune sue parole aiutano a capire. «Mi dispiace che sia stata data questa versione frettolosa nell'ultima conferenza - spiega Costanzo – quasi come se ci fosse stata superficialità da parte mia nel lasciare la squadra. Quella prima lettera voleva essere un segnale di speranza affinché questa amministrazione recuperasse i valori originari del programma e sanasse alcuni errori. Nella mia seconda lettera, quella che non è stata citata, invitavo a riflettere in termini di partecipazione e trasparenza, fronti su cui non mi sono mai tirato indietro in questi mesi ma su cui ad un certo punto non sono stato più seguito». L'ex assessore fa però un distinguo importante: «Non voglio mettere in discussione l'impegno e buone intenzioni che stanno muovendo il sindaco e tutti gli assessori. So solo che ad un certo punto io non sia stato messo più in condizioni di applicare concetti come la filiera delle responsabilità senza sovrapposizioni e criticità e come il rapporto funzionale tra giunta, commissioni e servizi».
La linea contraddetta
Filiera delle responsabilità, spinta motivazionale dei dipendenti, assunzione di nuovo personale più che di dirigenti: il programma dell' assessore era stato presentato e condiviso in diverse occasioni pubbliche, ma in giunta non arriverà mai, si è fermato prima come un disco interrotto. «Risposte non ne ho avute, anzi è stato tutto stravolto con la nuova macrostruttura, deliberata quando sono andato via».
La macrostruttura della discordia
Il taglio netto con la visione di Costanzo si consuma infatti con la nuova struttura approvata in piena estate, l'11 agosto, che però prende forma proprio tra maggio e giugno su proposta del direttore generale Iovinella, quando l'assessore è ancora in sella. A leggerla si capisce la distanza tra quello che proponeva l'assessore e quello che invece è stato attuato: l'impostazione originaria (definita una inversione di tendenza dallo stesso Coletta) viene stravolta ed approvata senza alcun sussulto di condivisione con sindacati e consiglieri. Vengono creati servizi ibridi, con funzioni non omogenee e di semplice nomenclatura (ad esempio nasce la funzione "bellezza" ma senza personale, risorse o procedimenti assegnati), vengono frazionate attività che dovevano essere svolte in una logica di processo (la progettazione distinta dall'esecuzione come nel caso dei lavori pubblici) viene elevato l'organico dei dirigenti a 16, funzionale a 1000 unità di personale quando a piazza del Popolo ce ne sono 580.
«Mi è sembrata una impostazione scorretta nel metodo e nel merito – spiega Costanzo – perché ha contraddetto tutta la linea con cui ci siamo presentati. Mi è dispiaciuto anche sentire in una trasmissione radiofonica il sindaco dire che l'assessore al personale non serve, quando in tutti gli enti locali ci sono assessori al personale. Proprio nel lasciare l'incarico ho suggerito al sindaco di sostituirmi con persona di rango universitario, ho cercato di collaborare fino alla fine».
La manager tentacolare
Il punto nodale torna all'attuale Dg, Rosa Iovinella. Costanzo fin dal giorno dopo le sue dimissioni ha affermato di aver subito una invasione di campo dalla manager.
«In effetti il Comune di Latina non avrebbe avuto bisogno di un direttore generale - dice oggi - avrebbe potuto farne a meno nel momento in cui si aveva un assessore al personale, scelta sostenuta da Lbc. All'inizio con la Iovinella abbiamo collaborato, ma poi si è persa per strada questa reciprocità, la mia uscita voleva essere anche un atto di generosità che costringesse e riflettere». A creare nuovi attriti anche il capitolo azienda speciale, quel voler prendere un treno in corsa quando analisi e sentenze della corte dei conti imponevano cautela, non ultima quella della Regione Sicilia che indica la sola strada della gara per gestire lo stesso servizio su cui si è consumato il fallimento di una partecipata. «Suggerii di approfondire meglio tanti aspetti dal momento che la capacità gestionale del Comune è in condizione di grande arretratezza». La conclusione è amara, ma con l'affetto che continua a legarlo al movimento e ai consiglieri. «Non potevo continuare, ho vissuto una realtà di delegittimazione nonostante abbia dato sempre il mio contributo. So che il sindaco è in buona fede ma i più grandi errori si fanno proprio in buona fede...».