Camminando per la città ancora qualche faccione dei candidati riusciamo a scorgerlo, sugli spazi destinati ai manifesti elettorali. Ma sono sempre meno. Colpa dei social, dove oggi si concentra il maggior impegno dei candidati in campagna elettorale. Così i tradizionali tabelloni lungo i marciapiedi restano disadorni. Vuoti. Per la prima volta dal 1946 sono quasi spariti i manifesti con faccioni e slogan ammiccanti. Sono lì da oltre una settimana e solo qualcuno degli innumerevoli candidati ha deciso di utilizzarli. E' la fine di un'era, senza dubbio. Probabile che per il rush finale ci sarà un picco, ma sarà un canto del cigno.
Gli aspiranti consiglieri regionali, deputati e senatori hanno preferito dirottare la loro propaganda sui social media. La spiegazione è meramente pecuniaria: pianificare stampare e poi affiggere un manifesto comporta dei costi decisamente notevoli per le tasche dei candidati. Una spesa che negli anni ha rappresentato la voce più alta del budget dei candidati. Adesso ci si affida a un grafico per pianificare il visual, a un esperto di comunicazione per il claim e poi tutto finisce in pasto ai social media dove, con pochi spicci, facebook consente di pubblicizzare il proprio post, foto, video e raggiungere migliaia di persone (potenziali elettori), geolocalizzando la scelta. A farla da padrone tra i social, sono Facebook, WhatsApp e tra i più giovani Instagram.
Sulla scelta di abbandonare la carta incide, come detto, la questione economica. E' uno degli effetti della cancellazione dei contributi pubblici ai partiti e alla politica in generale.