Dalla confusione e lo stallo delle elezioni politiche al caos delle provinciali. Marina Aramini, consigliera di Latina Bene Comune, spiega con determinazione la scelta di sostenere Damiano Coletta «per una politica per il territorio provinciale, quindi, fatta di temi e contenuti che comunque dovrebbero essere oggetto di pubblico confronto con i cittadini per esplicitare, al di la delle chiacchiere, le reali convergenze o divergenze».
Il ragionamento di Aramini prende le mosse da quanto accaduto alle elezioni nazionali, «che hanno consegnato uno scenario incerto nelle mani del presidente della Repubblica». In particolare, la consigliere della maggioranza nota che la rappresentanza politica del capoluogo in Parlamento è uscita con le ossa rotte: «in quasi tutti i collegi elettorali i "capi partito", forti delle regole di questa becera legge elettorale, hanno imposto la loro arroganza, candidando non chi si era speso in anni di militanza politica nel proprio territorio, ma estranei compiacenti, funzionali al capo/padrone, avulsi da quel contesto sociale in cui concorrevano e che ne parlavano una lingua o un dialetto diverso. Tutto questo è successo anche a Latina e il risultato è sotto gli occhi di tutti: sono cinque i pontini che arrivano in Parlamento tra Camera e Senato con forte curvatura verso il sud pontino compreso la romana Giorgia Meloni per chi vuole considerarla "pontina adottiva". I grandi esclusi, quelli che non ce l'hanno fatta, e al di là del colore politico, sono coloro che, nonostante si siano spesi da anni per il territorio pontino, (bene o male, ad ognuno il proprio giudizio) sono stati maltrattati, nel senso trattati male, perché male inseriti nelle liste elettorali. Magari non ce l'avrebbero fatta lo stesso, ma sicuramente gli "stranieri" che li precedevano nelle liste, imposti dall'alto, non li ha certo aiutati». Il riferimento ai colleghi consiglieri Alessandro Calvi e Nicola Calandrini è evidente.


In questo contesto a dir poco confuso si muovono anche le forze politiche locali per eleggere il futuro Presidente della Provincia di Latina. «Dei tre candidati che si sono presentati al voto - fa rilevare Aramini - uno, quello del Pd, soffre delle lacerazioni interne al proprio partito, le stesse che hanno portato ai risultati elettorali nazionali che sono sotto gli occhi di tutti.  Gli altri due candidati, civici, si ritrovano a contendersi il voto dei civici degli altri Comuni (e non solo). Le forze di destra, anche loro in confusione, non hanno saputo esprimere un proprio candidato. Allora, in questa generale confusione politica partitica, io dico, sarebbe bello che tutti i sindaci e i consiglieri civici, si sedessero intorno ad un tavolo per far convergere la forza del loro voto intorno ad un unico candidato. Sarebbe sciocco e politicamente sbagliato non farlo».