«Proseguire sul percorso tracciato con le elezioni provinciali e che hanno portato molti amministratori a sostenere la mia candidatura alla guida di via Costa". Così poco meno di una settimana fa il sindaco di Latina Damiano Coletta annunciava l'intenzione di convocare un incontro proprio su questo tema, proprio con quelli che hanno condiviso la corsa contro Medici, per capitalizzare il risultato politico e guardare oltre. Tentativo che però si è arenato, vuoi per la forma vuoi per la sostanza, proprio nella giornata di ieri quando alle 18.30 alla riunione convocata da Coletta si sono presentati oltre ai suoi e al segretario di Lbc Pietro Gava, il sindaco di Roccagorga Carla Amici e qualche altro esponente politico del territorio provinciale. Hanno disertato l'incontro i consiglieri di Latina che avrebbero dovuto dare sostanza a questa ipotesi di percorso che il sindaco di Latina fatica a definire "accordo" perché il rischio è che qualcuno gli presenti il conto in occasione del rimpasto di giugno e lui, come si sa, fa accordi "solo sui temi". Il Pd del capoluogo ha intrapreso una volta tanto una strada comune decisa col segretario comunale Alessandro Cozzolino che prima delle provinciali parlava di progetti futuri col suo collega Gava e ieri ha dovuto prendere atto di non essere stato neanche invitato alla riunione. Forse perché Coletta, che però ha voluto al suo fianco Gava, non voleva dare un taglio politico all'incontro. "Resta il fatto – spiega Cozzolino – che con i consiglieri di Latina abbiamo deciso di non partecipare". Motivo? "Non si capisce quale è il progetto, in quale direzione vuole andare e questo tipo di rapporto che tanto piace al sindaco a noi non interessa. Quando Coletta deciderà di schierarsi con un campo progressista e avviare un serio ragionamento politico col Pd sarà un altro discorso ma oggi c'è poco altro da dire". Enrico Forte non ha mezzo dubbio: "Non capisco a cosa serva questa riunione – afferma il consigliere regionale -. I temi delle provinciali, dall'acqua pubblica ai rifiuti, sono temi propri del Pd. Se dietro questo non c'è un ragionamento politico c'è poco altro da dire: l'esperienza delle provinciali è finita il giorno dopo il voto adesso ognuno riprende la sua strada e noi, per quanto mi riguarda, oggi siamo all'opposizione". La storia è sempre la stessa: il sindaco vuole allargare la maggioranza ma senza farlo apertamente. Vuole aprire al Pd e ci gira intorno sperando che qualcuno di area lo sostenga ma non vuole formalizzare sul piano politico e amministrativo questo accordo perché parla con tutti: da Zingaretti a De Magistris passando per Pizzarotti e il partito dei sindaci. E' ovvio che il Pd cerchi invece un rapporto più leale sul piano politico e la questione (a parte l'improbabile linea di condotta dei Dem che risente perennemente dei conflitti interni), è che questo accordo non può non passare per un ingresso in giunta. La questione non è legata alle poltrone, almeno non sul piano formale: un partito che sostiene un sindaco, soprattutto vista la situazione di Latina, deve poter concretizzare la sua azione amministrativa e avere la possibilità di dire la propria. Tutto questo non si spiega con un "appoggio esterno" o il "dialogo sui temi" ma, semplicemente, attraverso un ruolo concreto nell'esecutivo. Ossia con la possibilità di intervenire, mani e pieni, nel governo della città. Se poi questo convenga o meno al Pd e se sia una strategia più o meno vincente (?) è un altro discorso.