Archiviata la partita delle elezioni politiche, spente le ambizioni dettate da un possibile ritorno alle urne sfumato con la formazione del Governo gialloverde, per Claudio Moscardelli è tempo di tornare a parlare di politica e di farlo in chiave regionale pensando, ovviamente, ad un ruolo che vada ben oltre quello di un ex parlamentare che offre consigli. Lascia un po' questa sensazione la nota che l'ex senatore ha inviato ieri e che se letta con grande attenzione poggia, di fatto, oltre che sulla Regione Lazio, dove può contare su Salvatore La Penna anche sulla Provincia di Latina sul suo presidente, Carlo Medici. Ma andiamo per gradi. Moscardelli chiede la convocazione di una direzione regionale del Pd "perché si affrontino temi cruciali sul futuro del Lazio". «A livello regionale – afferma l'ex senatore – occorre una fase costituente per costruire un nuovo assetto istituzionale del Lazio capace di rispondere all'esigenza di una riforma che affronti il nodo politico del blocco della classe dirigente e che assicuri sviluppo e coesione tra territori». Secondo Moscardelli la classe dirigente nasce dai territori e avere troncato di fatto il ruolo della Provincia, relegandola ad ente di secondo livello, ha in qualche modo compromesso opportunità di crescita e ambizioni di una classe politica ormai strozzata. «Zingaretti – afferma ancora – ha una opportunità eccezionale di realizzare questo processo riformatore. Il tema della classe dirigente – prosegue l'ex senatore – può trovare risposta nel serbatoio prezioso rappresentato dalle autonomie locali che possono fornire al Paese il ricambio di classe dirigente». Qui il riferimento ai Comuni, alle Province e alle Regioni «che debbono poter assolvere a questa funzione ora bloccata dall'elezione diretta senza previsione di un meccanismo che preservi la stabilità dell'istituzione in caso di assunzione di responsabilità a più alto livello del suo vertice, ossia sindaco o presidente. Le Province – insiste l'ex parlamentare – debbono essere oggetto di un ripensamento radicale, in quanto possono svolgere una funzione fondamentale per il governo dei territori al di fuori delle città metropolitane, funzione altrimenti affidata solo ai Comuni che sono in gran parte molto piccoli». Qui Moscardelli introduce un tema che gli è caro ed è il ruolo della città metropolitana di Roma all'interno del Lazio: «Occorre – ribadisce parlando delle Province – ridare il voto ai cittadini e rafforzarne i compiti secondo il principio di sussidiarietà, con poteri e risorse decentrati dalle Regioni, oggi troppo pesanti e appesantite da apparati burocratici inefficienti, superando l'attuale squilibrio tra aree di serie A e di serie B a seconda che siano dentro o fuori le città metropolitane. Questa ultima istituzione – prosegue – stenta a decollare e ha prodotto ulteriori squilibri».
«Occorre – secondo l'ex senatore che insiste sul ruolo delle Province che assolvono ad una funzione di «formazione della classe dirigente - integrare e rafforzare il quadro politico e istituzionale di due aree vaste quali quelle del Lazio nord e del Lazio sud. Ritengo necessaria – prosegue una legge regionale che promuova la cooperazione politica tra province limitrofe e assicuri la priorità di finanziamento in sede di approvazione in giunta del bilancio regionale ai progetti di infrastrutture e di servizi a carattere interprovinciale proposti da due o più province». na revisione di ruoli e competenze territoriali che secondo Moscardelli deve valere anche sul piano elettorale: «La legge deve affrontare il nodo dello squilibrio della circoscrizione elettorale Roma-Roma provincia con quattro milioni di abitanti che fagocita il concetto stesso di Regione».
Qui l'invito al partito ad affrontare questo dibattito in una direzione regionale e il ritorno della sensazione iniziale: Moscardelli vuole rimarcare il suo ruolo sul piano politico all'interno del partito.
Attraverso una candidatura al congresso provinciale oppure puntando più in alto, magari alla guida del Lazio.