Mentre in Provincia i sindaci dell'Ato 4 si sono ritrovati questa mattina per fare il punto della situazione rispetto al percorso di ripubblicizzazione, in Parlamento il Movimento 5 Stelle presenta una proposta di legge per realizzare davvero il "sogno" dell'acqua pubblica. Una serie di norme che cambiano il regime in materia di servizio idrico, imponendo per legge la gestione pubblica e, dunque, la piena realizzazione di quanto previsto dal referendum del 2011. A presnetare la proposta di legge è stata la deputata Federica Daga e dell'argomento s'è discusso lo scorso 30 luglio a Montecitorio in un convegno organizzato dal presidente della Camera Roberto Fico. Quest'ultimo ha detto: «Sui beni comuni come l'acqua non è possibile fare profitti. E questo dobbiamo imporlo per legge. Se lo stabiliamo attraverso una normativa di sistema diamo finalmente al Paese uno strumento a cui adeguarsi per garantire l'acqua pubblica».


E' firmata da Federica Daga la proposta di legge con la quale il Movimento 5 Stelle vuole riportare in mano pubblica la gestione del servizio idrico. La proposta è stata presentata lo scorso marzo e riprende in parte quella simile che M5S aveva già avanzato nella precedente Legislatura, salvo poi vedersela snaturata. «Una gestione pubblica partecipativa e trasparente del bene comune costituito dall'acqua: se non si riparte da qui, da dove si può partire per ricostruire la fiducia dei cittadini nello Stato e nelle istituzioni politiche del nostro Paese? - afferma l'onorevole Daga - Per questo la grande opera più utile è restituire ai cittadini un sistema di gestione serio del servizio idrico integrato, che ripristini quanto prima una rete di infrastrutture idriche degne di questo nome rinnovando la rete idrica dove serve, bonificando le tubazioni dalla presenza di amianto e di piombo nonché portando le perdite al minimo, in modo da garantire acqua pulita e di buona qualità in tutti i comuni italiani: 365 giorni all'anno, 24 ore su 24». Un progetto ambizioso, sviluppato in 17 articoli. I più importanti sono senza dubbio l'8 e il 10. Nell'articolo 8 viene spiegato che saranno le Regioni ad avere la facoltà di stabilire «il modello gestionale del servizio idrico integrato, nell'ambito dei modelli di gestione diretta previsti per gli organismi di diritto pubblico: azienda speciale o gestione diretta mediante società interamente pubbliche partecipate dagli enti locali il cui territorio rientri nel bacino idrografico di riferimento». Nel punto 10, al comma 6, ci sono invece elementi che, se la proposta diventasse legge, farebbero proprio al caso dell'Ato 4. « Tutte le forme di gestione del servizio idrico integrato affidate a società a capitale misto pubblico e privato esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge, se non decadute per contratto, sono trasformate, previo recesso del settore dell'acqua e scorporo del ramo d'azienda relativo in caso di gestione di una pluralità di servizi, in aziende speciali o in società a capitale interamente pubblico partecipate dagli enti locali il cui territorio rientri nel bacino idrografico di riferimento. Il processo deve essere completato entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge». Insomma, una ripubblicizzazione per legge.


Per quel che riguarda gli impianti, tornerebbero tutti, secondo la proposta Daga, al pubblico demanio. Mentre il controllo sul servizio sarebbe demandato al Ministero dell'Ambiente. Ma come si pensa di sostenere, economicamente, gli investimenti per l'ammodernamento della rete idrica? Con la fiscalità generale e quindi con la tariffa del servizio idrico. Come adesso, ma si pagherebbe a un soggetto pubblico.