La sostenibilità tecnica, amministrativa e finanziaria del progetto della metropolitana di superficie messa in calce allo stato di avanzamento lavori avviati e pagati a Metrolatina è lo snodo centrale che oggi accomuna i due grandi filoni giudiziari, quello penale e quello civile, attorno alla grande opera ideata e voluta durante l'amministrazione Zaccheo. Un'opera in via di definanziamento dal Ministero, fonte di imbarazzo per tre sindaci a partire da chi l'ha sostenuta con fermezza, per anni al centro di evoluzioni verbali e acrobazie finanziarie e burocratiche. Oggi la chiusura dell'inchiesta per truffa da parte della Procura di Roma e la valutazione a breve che dovrà compiere il magistrato sulle responsabilità delle dieci persone denunciate a piede libero un anno fa, rilanciano quesiti importanti mai chiariti del tutto che legano a doppio filo i due destini processuali. L'ultima udienza civile si è tenuta a giugno ed è stata riaggiornata al settembre 2019, un tempo distante che consente di aspettare l'esito del procedimento penale. Gli atti valutati dal perito in sede civile sono gli stessi analizzati dalla Procura per contestare i reati e allo stato attuale e porterebbero a conclusioni analoghe, ossia l'assenza di condizioni tecnico-economiche di fattibilità messe in piedi all'epoca per costruire l'intero tracciato, condizioni portate avanti in assenza di certezze sul contributo che avrebbe dovuto erogare la Regione, i 7,5 euro per km/vettura per un importo totale di 6.756.000 euro. Si trattava della stima vergata nero su bianco nella convenzione e funzionale, insieme al conto dei passeggeri, a sostenere economicamente tutte le contraddizioni dell'opera e della sua realizzazione. Fu il cavallo di battaglia politico su cui l'amministrazione di centrodestra fece quadrato sventolando negli anni i pareri di Marrazzo (che ritenne «la metro strategica nel piano della mobilità regionale») e della Polverini (che dichiarava il suo interesse alla gestione dell'opera), nulla di più che dichiarazioni di intenti, questo il limite, a cui non è seguito alcun atto concreto. Nell'inchiesta del sostituto procuratore Pigozzo veniva messo in luce proprio il paradosso di una cifra che doveva essere erogata ogni anno dalla Regione Lazio «che nulla sapeva – si legge nelle carte - e che mai si impegnò per questa contribuzione» e con il Comune che non ha mai avuto atti ufficiali da cui potesse desumere che la Regione sarebbe intervenuta in modo così incisivo, erogando quasi sette milioni di euro annui. Le difficoltà legate al contributo regionale emersero già in un incontro avvenuto il 17 maggio 2010 tra il legale responsabile di Metrolatina Pierluigi Alessandri e il commissario Nardone, ma saranno una costante dell'iter dell'opera. Al contributo regionale, il tassello mancante di tutta la vicenda, è legata in via indiretta anche la fornitura delle carrozze, un costo sostenuto con fondi ministeriali e su cui si sta giocando la partita in sede civile. E sulle carrozze acquistate il Comune conta di limitare i danni perché i vagoni sono utilizzabili e hanno ancora un valore economico da detrarre alla stima del privato.