Gli anni passano, ma i volti nel Pd restano gli stessi. Come quello dell'ex senatore Claudio Moscardelli che ha messo in campo la propria disponibilità a candidarsi per la segreteria provinciale durante una riunione della componente di maggioranza dei dem. Un ritorno sulla scena con un ruolo di primo piano che ha già agitato le acque (e le correnti) nel partito uscito con le ossa rotte dalle ultime prove elettorali nei Comuni. E qualcosa da dire ce l'ha il consigliere regionale Enrico Forte, l'altra faccia della medaglia di una formazione politica che, in provincia, sempre ritorna nelle braccia dei due leader. Con estrema lucidità e anche un pizzico di autocritica. «Intanto è da precisare che, da Statuto, su questa candidatura va fatto un passaggio in assemblea provinciale – esordisce – e sempre successivamente alle dimissioni da segretario di Salvatore La Penna, ammesso che le presenti. Se fossi Moscardelli penserei più a una candidatura alla segreteria regionale che non provinciale. Detto questo credo che il vero tema che riguarda sia Moscardelli che il sottoscritto è quello di come cambiare il Partito Democratico. Il nodo resta quello di affermare una nuova classe dirigente con un rinnovamento vero, fatta di amministratori e persone che si sono impegnate e si stanno impegnando per aprire il partito. Il compito è favorire questo processo, dare un contributo di idee su un altro piano che non sia quello di riaffermare la leadership del partito, ma quello di creare piuttosto un impianto unitario fuori dai personalismi, ovvero ciò che è mancato questo anni». Per Enrico Forte va data una sferzata dall'interno a chi non ha capito che va favorito un impianto unitario del partito, costruendo una comunità di uomini e donne intorno a un progetto politico di rilancio, alternativo alle destre e che sia in grado di recuperare quel consenso che è andato ai movimenti civici. Questo è iI nostro compito». Ma come è stato perso questo consenso? «La domanda che non ci siamo fatti - dice Forte - è propria questa. Noi abbiamo archiviato le ragioni della sconfitta dell'ultima tornata elettorale dei Comuni senza analisi o quesiti, io dico a La Penna che non si tratta di cercare capri espiatori alla sconfitta, ma c'è bisogno di approfondire questa fase e le misure per uscirne. Un discorso che va fatto senza magliette o schieramenti precostituiti, ma in un clima di grande libertà e passione» Forte sa quanto conta non analizzare o non capire gli sbagli. «L'errore politico più grave che, come Pd, abbiamo commesso è stato sul Comune di Latina nel 2016, potevamo trovare una soluzione unitaria non necessariamente sul mio nome, ma si è voluto accentuare lo scontro (ai tempi delle primarie con Paolo Galante ndr), un errore che abbiamo pagato sulla distanza non rieleggendo neanche il parlamentare e creando un clima di sfiducia generale. Se avessimo ragionato più insieme, forse oggi racconteremmo un'altra storia. In questi anni nel Pd ci sono stati livelli di incomunicabilità profonda, si è deciso di rappresentarla senza decidere e discutere, con anni di mancato dialogo tra livelli istituzionali del partito e la base. Questo è arrivato all'esterno e i cittadini hanno capito solo il messaggio delle divisioni e delle correnti, non ritenendoci un'alternativa credibile e scegliendo il civismo». Il momento cruciale per ripartire è proprio questo secondo il consigliere regionale. «Lbc ha deciso di chiudersi dentro un civismo autoreferenziale e senza aprire alla possibilità di creare un campo democratico comune, è una scelta che riconsegnerà la città alla destra ed è quello che noi vogliamo evitare».
Il commento
«Cambiare il Pd, partendo da noi: dobbiamo riconoscere gli errori passati»
Latina - L’autocritica del consigliere regionale Enrico Forte e i messaggi a Moscardelli: basta ragionare di leadership e correnti