Aver aderito agli appelli che nei giorni caldi dello stallo della nave «Diciotti» chiedevano di far scendere tutti i migranti a bordo è costato molto caro al sindaco Damiano Coletta. Che da due giorni si è aggiunto alla (ormai) lunga schiera delle vittime del plotone d'esecuzione che scatta sui social a fronte di dichiarazioni che a volte sono solo di principio o ideologiche, come in questo caso. Cosa aveva detto il sindaco? «Latina sta affrontando il flusso migratorio in maniera sostenibile e in uno spirito di condivisione tra tutte le forze politiche. Siamo un esempio per le nostre politiche sul fronte dell'inclusione con il progetto Sprar. Per questo anche noi siamo con il cuore a Catania a chiedere che si aprano i porti e che si costruiscano cantieri di pace per una Italia dei diritti e dell'accoglienza». Si può non essere d'accordo. Ma ciò che è apparso nei commenti alla notizia messa in rete da tutti i media locali è un cosa assai diversa. Insulti gravi, tipo «bisogna prenderlo a calci in c..., nelle pa...., amico della Boldrini di m...., che droga usi...?, ‘sto pagliaccio ancora parla, pezzo di m...». Centinaia di post di questo tipo sono stati considerati troppi. E il sindaco ha infatti annunciato già che valuterà eventuali azioni legali. In fondo è ciò che si è già visto con altri personaggi pubblici, prima fra tutti proprio Laura Boldrini quando era Presidente della Camera. Ma l'elenco si sta allungando e, per la verità, non riguarda soltanto personaggi politici ma anche blogger, giornalisti, semplici osservatori, economisti, docenti universitari. Non è neppure una questione squisitamente politica come dimostra la storia dell'avvocato Giovanni Codastefano, vittima di un fuoco di fila di insulti e minacce solo perché ha assunto al difesa dell'uomo accusato di aver ucciso il cane Lucky, fatto grave che ha scosso molti in città ma che non ha nulla a che vedere con la professione di Codastefano, il quale per lavoro assicura il diritto alla difesa di tutti i cittadini. I commenti dal tenore offensivo e minaccioso sono centinaia e pochi provengono da profili anonimi, la maggior parte arriva da cittadini col loro profilo social che legittimamente contestano l'attuale amministrazione, aggiungendo però insulti pesanti di tipo personale che hanno trasformato un comunicato stampa del primo cittadino nel bersaglio più gettonato della rete delle ultime ore. Va detto che a latere c'è anche qualche timido accenno di difesa sia della scelta del sindaco che, in generale, della possibilità di esprimere opinioni senza rischiare il linciaggio fatto di epiteti e minacce anche di tipo fisico. Infine c'è un liet motiv nei post anti Coletta per il suo appello inerente la nave «Diciotti»: il richiamo alla scelta fatta un anno fa di cambiare il nome ai Giardinetti da «Arnaldo Mussolini» a «Parco Falcone e Borsellino», una ferita ideologica per molti cittadini di Latina che adesso è praticamente omnipresente nei post e accanto agli insulti, nonostante il Parco e la vicenda della nave bloccata a Catania fino a tre giorni fa non abbiano praticamente nulla in comune.
Il caso
Appello per i migranti, sui social insulti e minacce al sindaco Coletta
Latina - Critiche politiche per l’appello sui migranti, ma poi tutto è degenerato Odio social contro il sindaco. Insulti gravissimi e minacce