Giuseppe Petito sceglie la diplomazia per spiegare le dimissioni dalla presidenza della commissione Lavori pubblici che la maggioranza gli aveva affidato prima che decidesse, contro il parere del sindaco Antonio Terra e del resto della maggioranza, di votare a favore di Giorgio Giusfredi, decretandone l'elezione in commissione trasparenza e risultando decisivo su una scelta in cui la maggioranza – con il voto a Vulcano da parte di Angelo Zanlucchi e Marco Moroni – aveva comunque messo il becco. Senza mai aver convocato alcuna seduta di una delle più importanti commissioni consiliari, Giuseppe Petito è stato costretto a fare un passo indietro. «Per motivi di lavoro. Non avrei tempo di portare avanti al meglio il mio impegno di presidente della commissione» spiega il consigliere. «Sono un dipendente delle Reti Ferrovie dello Stato, che dal 30 settembre ha modificato il regolamento interno, rendendo più stringenti le regole rispetto alle assenze da lavoro. Tra un anno andrò in pensione e se questo incarico fosse arrivato più tardi non avrei avuto problemi. Sono però una persona libera e responsabile e consapevole del fatto di non poter svolgere quel ruolo in piena libertà ho deciso di dimettermi. Non posso, per una questione lavorativa, tenere appesa l'amministrazione su una questione così importante, ma non ho ricevuto alcuna pressione». Tempi e modi di queste improvvise dimissioni restano sospetti, se uniti alla circostanza di un sindaco adirato per quel voto a Giusfredi mai comunicato durante la riunione di maggioranza, convocata prima del voto del presidente della commissione trasparenza. Una versione dei fatti alla quale sembra non credere neanche il direttivo locale della Lega Salvini Premier di Aprilia. «L'amministrazione con un sindaco rinviato a giudizio, continua a tenere due pesi e due misure: solidale con Antonio Terra, silenziosa sul concorso di Francesca Barbaliscia, non spende una parola a favore del consigliere costretto a dimettersi e che – per leggerezza o per reale convinzione ha scelto di votare per Giusfredi. Nessuna "punizione" ancora per Zanlucchi e Moroni, che nella stessa sede votarono per Domenico Vulcano, che evidentemente era una soluzione preferita dal sindaco e dalla maggioranza. Allineata e coperta, la maggioranza più che da un "padre di famiglia" è retta da un sindaco che si comporta da padre padrone, in barba alla decantata libertà intellettuale che nel progetto civico non esiste».
Caos in commissione
Petito lascia la presidenza, la Lega attacca: "Il sindaco fa il padre-padrone"
Aprilia - L'affondo: "Terra punisce lui e non chi ha votato Vulcano, si capisce chi preferiva". Il consigliere usa la diplomazia: "Mi sono dimesso per motivi di lavoro"