A dieci mesi dall'avvio del contratto per gestire i rifiuti solidi urbani nel Comune di Latina, l'azienda speciale Abc viaggia sui livelli della gestione pre fallimentare dello scorso anno e non ha ottenuto il mutuo necessario per attuare il servizio per il quale è stata creata, ovvero il sistema di raccolta a porta porta integrale che doveva costituire la vera grande scommessa per la città. A tirare le somme è stata l'ultima commissione Trasparenza dove le risposte dei tecnici, il dirigente del servizio Finanziario Giuseppe Manzi e il super controllore nei rapporti tra Comune azienda Diego Vicaro, hanno evidenziato l'assenza di contraccolpi finanziari sulle bollette, ma anche messo in fila almeno una decina di inadempienze, in primis la mancanza di un piano industriale, della società portata da Coletta ad esempio in tutta Italia, ma la cui fama edulcorata non è seguita da fatti concreti che la giustifichino. «Dopo la commissione si è capito che il servizio di porta a porta riferito alla raccolta differenziata per l'anno 2018 è saltato - spiega Nicola Calandrini di Fratelli d'Italia - l'amministrazione chiuderà l'anno senza aver attuato parte del progetto legato ad Abc. La preoccupazione maggiore, ora, è capire se nel 2019 ci saranno le condizioni per attuarlo. Ad oggi Abc sta tradendo gli scopi e la mission per cui era nata e non ha ancora messo in piedi le risorse economiche necessarie per avviare le attività». Calandrini, attuando le prerogative previste dal suo ruolo di consigliere tramite un accesso agli atti ha ottenuto e portato nelle commissioni Trasparenza i due atti che rappresentano i cahier de doléances più insidiosi (13 le inadempienze segnalate sul fronte della trasparenza e del controllo) sul percorso di Abc.

«E' arrivato il momento di una verifica approfondita sull'azienda, rispetto alla relazione ex art 34 - dice il consigliere - gli uffici non possono fermarsi a contestazioni legate a formalismi, come le critiche sulla trasparenza, debbono dare input all'organo politico. Adesso è arrivato il momento di entrare nel merito della fattibilità del progetto. Portare avanti questa situazione di sopravvivenza all'interno del Pef modificandolo con una transazione che andrà approvata in consiglio porta ulteriori danni alla gestione del servizio». Un servizio che non è cambiato sia nella sostanza («è piuttosto peggiorato - dice Calandrini) dal momento che intere zone della città vivacchiano con una raccolta a singhiozzo, e sia nella forma economica perché dal confronto tra i costi del servizio lo scorso anno, con la Latina Ambiente nel fine vita, e quest'anno con la nuova società, le cifre sono le stesse. «Noi abbiamo lo stesso modo di gestire i rifiuti, e senza che ci siano quelle migliorie che erano la spinta e la ragione per cui era stata scelta la forma di gestione in house rispetto al privato. A questo si aggiunge la poca chiarezza sui conti. In un passaggio della relazione di Manzi e Vicaro i due funzionari scrivono che in un verbale del collegio dei revisori si fa cenno alla consegna da parte dell'azienda di un «bilancio di verifica al 30 giugno che riporta una perdita pari a 98mila euro». «In merito è stato chiesto - dicono Manzi e Vicaro - di trasmettere tale documentazione in quanto in palese contrasto con le dichiarazioni stampa del 2 agosto 2018 che riferiva alla data del 30 giugno un risultato di utile di esercizio pari a 37.818,15 euro al netto delle imposte». Insomma le note stampa confezionate dicevano una cosa e i revisori un'altra. «Sappiamo che è pronta la proposta di delibera sulla transazione economica da portare in consiglio - dice il consigliere - è lì che si faranno i conti. Non è un passaggio facile, e questo la maggioranza lo sa».