«L'Azienda per i Beni Comuni di Latina è realtà e ha iniziato oggi ad operare sul territorio comunale». Esattamente un anno fa il Comune di Latina diffondeva una nota stampa che iniziava così e celebrava il passaggio di consegne tra la Latina Ambiente e la neonata ABC per gestire il servizio di igiene urbana. Il sindaco Damiano Coletta, alla presenza degli assessori Lessio e Capirci, del presidente del Cda Demetrio De Stefano e dei curatori fallimentari Pierro e Palmerini, volle brindare a un passaggio definito «storico» a poche ore dai brindisi di inizio anno che si celebravano in ogni casa. Si usciva da un fallimento per entrare in un'incognita grande come quell'affidamento in house a una società pubblica, un'eccezione al ricorso al mercato da giustificare e sostenere con forza in atti e opere. Così ha fatto la giunta per lunghi dodici mesi, così i fedelissimi di Lbc trainati dalla volontà di far andare bene ad ogni costo l'esperienza che chiudeva in soffitta al passato e trainava il nuovo con la differenziata spinta porta a porta, l'obiettivo da raggiungere per arrivare al 40% di raccolta a fine 2018, al 65% nel 2019 fino all'obiettivo finale del 71%. Oggi sarebbe quasi banale dire che la realtà è stata un'altra, ma se non bastassero i dati (la differenziata al 23,80%) e le traversi vissute, la mancata attivazione del mutuo per attivare investimenti su mezzi e raccolta, la modifica del contratto come chiesta da Abc votata in consiglio, un piano industriale rifatto e consegnato dieci giorni fa, un direttore generale che se ne è andato a settembre preceduto di gran lena dal componente del Cda Cupellaro e dal dirigente all'ambiente Cappucci, sarebbe lo stato dei rifiuti in città a raccontare un altro fallimento. Semplicemente. Isole di rifiuti ai cassonetti, mix di inciviltà cittadina e inadempienze nella raccolta, sono state infatti la fotografia ricorrente e meno edificante del 2018 appena evaporato. E non è così difficile da capire quale sia stato il corto circuito: con gli stessi mezzi, al limite della rottamazione e poco altro di più a noleggio, con la stessa raccolta in fase pre fallimentare e senza soldi, con le stesse incognite e con la stessa fuga ai vertici di personale e di conseguenza con la necessità di rivedere strategie e azioni, chi altro avrebbe potuto fare di più? Oggi l'imbarazzo amministrativo e politico intorno alla vicenda Abc è scandito solo da un eloquente silenzio: il piano industriale da venti milioni è stato un annuncio per mesi e tante contestazioni degli uffici e dell'ex dirigente Cappucci sono ancora inattuate: basti pensare che il regolamento per il controllo analogo che doveva essere una priorità e un obbligo da normativa sin dalla costituzione dell'azienda speciale, è stato un punto di cui il capogruppo di Lbc Bellini ha chiesto il rinvio nell'ultimo consiglio comunale. Come fosse un accessorio da salotto o poco più. Nell'ultimo voto in consiglio a novembre l'mministrazione ha accettato di avere meno servizi per l'igiene urbana dalla sua partecipata Abc e in cambio ha dato meno soldi. La differenza finisce a Rida Ambiente, oggi l'unica a godere del cambio di gestione. Dopo aver modificato il contratto oggi il Comune, come con il figliol prodigo, tira fuori anche le garanzie per far ottenere ad Abc un mutuo milionario. Il brindisi, per ora, non ha portato bene. E la domanda resta: Abc era davvero la scelta più vantaggiosa per la città?