Perde i pezzi il Partito democratico di Terracina. Come anticipato sulle pagine di questo giornale nei giorni scorsi, escono ufficailmente due dei tre consiglieri comunali, il capogruppo Alessandro Di Tommaso e il collega Giuseppe D'Andrea, che siedono tra i banchi dell'opposizione, e tre iscritti al partito. In aula, per i Dem, resta solo Valentina Berti. Coincidenza ha voluto che a lasciare il partito subito dopo le feste, non appena entrato il nuovo anno, siano proprio i due protagonisti della polemica col circolo locale e il suo segretario Daniele Cervelloni, riguardo il voto favorevole al regolamento di polizia urbana, che prevede il pugno duro contro l'accattonaggio. Provvedimento rinnegato dal Pd. Un "misunderstanding", direbbero quelli che parlano bene, e dicono anche i diretti interessati (Di Tommaso era assente, Valentina Berti si è detta colta di sorpresa), ma a ben vedere, il segnale di una distanza siderale (e non da oggi) tra i due rappresentanti eletti e il circolo, il suo segretario, gli iscritti, la base, la collega di gruppo.
L'ufficialità della fuoriuscita è stata affidata ad un post su facebook davanti a una pinta di birra scura. Di Tommaso e D'Andrea si sono auto-immortalati davanti a un drink, sereni e sorridenti, con i compagni di avventura Elio Zappone, Giancarlo Golfieri e Giorgio Caprio, pure in chiave "Addio Pd". Identico il messaggio per tutti, affidato alla "wall" del social network: «Si tratta di una scelta certamente difficile e dolorosa ma, allo stesso tempo, frutto di un periodo di riflessione. Nessuna polemica con la sezione locale ed i suoi componenti, ai quali rimaniamo legati da profonda stima, rispetto e grazie ai quali, in questi anni, siamo cresciuti umanamente e politicamente. Tuttavia, non faremo venir meno il nostro contributo, ci continueremo ad impegnare e proveremo a farlo in maniera più semplice, non all'interno di un partito, ma come sempre per il bene della nostra città!». Nessuna polemica lo dicono i diretti interessati. Bisogna vedere come l'hanno presa tra i Dem, a lungo, dicono dalle prime file, lasciati a decidere senza la presenza dei consiglieri (resta solo Valentina Berti) e nel caso del regolamento sull'accattonaggio, a quanto pare scarsamente informati sulle intenzioni di voto.
Difficile ad ora, capire quale sarà il futuro per Di Tommaso e D'Andrea, il primo candidato sindaco nelle ultime amministrative, con un buon successo in termini di consenso. Loro, comunque entrati in Consiglio sotto il simbolo e i voti del Pd, restano vaghi sulle ragioni dello strappo. Che comunque non si fa fatica ad immaginare. Di Tommaso nell'ultimo Consiglio comunale si è mostrato agguerrito come sempre, soprattutto in materia di urbanistica, contro la maggioranza. Sulla questione Calcatore, il sindaco Procaccini ha condiviso "il 97 per cento di quello che dice". D'Andrea, ha affidato a una nota stampa arrivata un bel po' dopo il trambusto, le spiegazioni sul suo voto a favore del regolamento di polizia urbana, indigesto al Pd perché rivolto anche contro chi chiede l'elemosina.
Ma c'è chi parla di valutazioni in corso sul futuro dei consiglieri. Si guarda ad un fronte civico, consapevoli che quel simbolo Pd è ormai solo una zavorra per chi punta al consenso, soprattutto in una enclave di centrodestra come Terracina, con la Lega che sale nei sondaggi e drena risorse anche a FdI e Forza Italia. Disponibilità all'ascolto: colloqui si sarebbero tenuti anche con alcuni esponenti della attuale maggioranza, in vista del futuro politico locale. Cambiamenti, d'altra parte, si sono verificati nei giorni scorsi anche con l'uscita dal gruppo Sciscione di Andrea Bennato. Quanto al Pd, a Terracina da tempo si mostra lottizzato: c'è Enrico Forte, consigliere regionale, che opera attraverso il suo fedelissimo, Marco Senesi. Carla Amici, direttore dell'Azienda speciale, sindaco e dirigente Pd di un certo peso. Salvatore La Penna, altro consigliere regionale, a cui è vicina Valentina Berti. Tutto da costruire, e da ri-costruire.