Una tempesta in un bicchier d'acqua. Così il capogruppo di Lbc Dario Bellini definisce la variante Q3 che ha sollevato i dubbi della politica e della stampa e, cosa ben più delicata, ha attirato l'attenzione della Procura con una inchiesta in corso con acquisizioni di documenti (avvenuta anche martedì) e con quattro iscritti nel registro degli indagati.Oggi Bellini nel consiglio comunale voluto dall'opposizione, ha sostenuto la posizione della maggioranza e del sindaco blindando l'assessore e le scelte tecniche e politiche sulla variante per l'eliminazione del vincolo alberghiero come richiesto dalla società Green Building ai fini della realizzazione di un centro commerciale per la volumetria di 25mila metri cubi a ridosso dell'Hotel Garden. «E' una variante non sostanziale e va approvata in giunta e non in consiglio - ha detto Bellini - ci siamo mossi con onestà e rettitudine, in questa città abbiamo trovato le macerie e impiegato tempo a ristabilire le regole». Sulla stessa linea il sindaco. «Abbiamo la coscienza a posto. Quando sono state sollevate eccezioni, abbiamo fatto una valutazione di tutto l'iter e ho avuto garanzie». Il sindaco ha ribadito che l'indagine riguardava l'assessore all'urbanistica e che «a lui va la fiducia nell'aver ritenuto questo atto corretto e legittimo».
Insomma, non è successo nulla. L'opposizione, che la seduta del Consiglio l'aveva richiesta nella speranza di avere qualche misera delucidazione su quanto avvenuto e sui rischi di un'indagine in corso da parte della Procura, è rimasta delusa. Le solite parole, il solito film già visto. Nel mirino della minoranza sono finite le mille contraddizioni di Latina Bene Comune. Del resto non poteva essere altrimenti. Il capolavoro dell'assurdo lo ha regalato Dario Bellini quando ha detto che in sostanza sulla vicenda Q3, in tema di insediamenti commerciali, non si poteva fare altrimenti dal momento che "il piano del commercio, che noi vogliamo cambiare, ma che è vigente prevede insediamenti commerciali proprio in quella zona". Insomma, Bellini teorizza che l'amministrazione comunale sia costretta ad accettare qualunque proposta che arriva da un privato dal momento che il piano del commercio lo prevede. Siamo al teatro dell'assurdo.
Altro momento di "altissimo" livello è stato quando nel suo intervento il capogruppo della Lega ha ricordato al sindaco e a Lbc che hanno "un assessore indagato. Per noi della Lega sarebbe sufficiente per le dimissioni". Forse dimenticando che indagato è lo stesso leader di Adinolfi, Matteo Salvini. Ad ogni modo il leghista ha centrato un tasto dolente. "Castaldo è indagato come già successo al suo predecessore, Gianfranco Buttarelli. Questi, però, si dimise. Castaldo no. Due pesi e due misure" ha insistito Adinolfi. Il sindaco Coletta aveva già rinnovato la sua fiducia in Castaldo che a sua volta ha detto: "Non ho paura ad essere indagato. Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia e in ogni caso "In questa vicenda sono stato il primo a collaborare. Ho consegnato i documenti al Nipaf. Ho dato tutte le spiegazioni possibili. Dal punto di vista tecnico sono tranquillo".