"Ho votato no, e lo rifarei altre 1000 volte". Gaia Pernarella, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, ha messo nero su bianco su Facebook uno stato d'animo che certamente non deve essere dei migliori, visto che il voto su Rousseau ha premiato il Sì, ovvero, stando al quesito posto, gli iscritti hanno deciso che il comportamento del Ministro dell'Interno Matteo Salvini sul caso della nave Diciotti era pienamente mirato alla difesa del bene pubblico. Un aspetto che, secondo chi ha votato No come Pernarella, doveva essere deciso da un giudice. 

Ma il voto del 18 febbraio sulla piattaforma Rousseau, gestita da Davide Casaleggio a cui i parlamentari M5S versano 300 euro al mese a testa per la manutenzione e la gestione del sito, ha mostrato una plastica divisione interna al Movimento 5 Stelle. Senza fare caso ai numeri possiamo dire che ormai vivono due anime all'interno del Movimento. Ufficialmente vietate, le correnti sono presenti da sempre all'interno del Movimento e nella provincia pontina si nota con tutta evidenza. Dai commenti al posto della consigliera regionale, poi, viene mostrata la distanza che esiste tra la componente dura e pura, ossia quella che resta fedele alle linee fondative del Movimento 5 Stelle e l'altra che possiamo definire governativa, che invece si mostra più malleabile, pronta a sacrificare ogni principio in nome della governabilità. Una distanza che, se M5S non riesce a ricucire, rischia di diventare pericolosa per la tenuta del Movimento.