Nemmeno un candidato della provincia pontina nelle liste per le elezioni Europee e nulla di guadagnato nemmeno nel rimpasto in corso nell'amministrazione regionale del Lazio. Il Partito democratico della provincia di Latina deve accontentarsi di quel che ha. Cioè poco.
L'altro giorno Nicola Zingaretti ha ufficializzato i 15 nomi che vanno a comporre la lista della circoscrizione centro per le elezioni Europee. Nemmeno un nome di rappresentanza per le province di Roma, Latina e Frosinone. Il Pd del Lazio sud dovrà solo portare voti senza avere un candidato proprio. Ma il peggio, diciamo, doveva ancora venire. Sì perché proprio l'ufficializzazione delle liste ha innescato un effetto a catena nel Consiglio regionale del Lazio. Infatti il vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio è stato inserito nella lista del Pd per le Europee e dunque ha rassegnato le dimissioni dal ruolo in giunta regionale. Il suo posto sarà preso da Daniele Leodori, romano, democratico di rito franceschiniano e recordman di preferenze alle regionali dello scorso anno. Leodori era presidente del Consiglio alla Pisana e ha rassegnato nelle scorse ore le dimissioni dall'incarico. La settimana prossima l'aula sceglierà il nuovo presidente, ossia Mauro Buschini attuale capogruppo del Partito democratico. Ciociaro, Buschini libererà il posto di capogruppo che andrà a Marco Vincenzi. Domino terminato? Manco per idea. Perché Vincenzi lascerà libera la poltrona di presidente di commissione. Ma anche qui dovrebbe andare un consigliere fino a oggi rimasto senza poltrona.
Il dato di fatto è che i due consiglieri regionali pontini Enrico Forte e Salvatore La Penna in questo balletto non hanno avuto alcun ruolo. Non proprio un segnale positivo.

Per le elezioni Europee, intanto, sarà difficile incrementare i consensi senza avere almeno un candidato di bandiera locale da sventolare. Difficile appassionare gli elettori con nomi lontani dal territorio L'impressione è che nei calcoli del Pd nazionale la provincia pontina dovrà portare il minimo indispensabile di consensi, ovvero quelli legati al numero di iscritti e simpatizzanti. Si punterà tutto sulla contrapposizione europeisti-sovranisti, in una polarizzazione che però, in una competizione in cui contano anche le preferenze, non è proprio il massimo. Del resto va capito anche se ci sia stato un problema di disponibilità: non tutti sono disposti a sacrificarsi, rischiando una brutta figura in nome del partito. Accade nella Lega favorita, figuriamoci nel Pd.