Prendere le distanze dai toni contro il centrodestra dell'ultima nota giustizialista del Pd pur motivando le ragioni della presa di distanza da azioni di sfiducia del sindaco, rimettere il dibattito sul binario di una riflessione nella quale ci si riconosce cugini di Lbc per affinità di valori, obiettivi ed elettori, aprire la porta ad un dialogo di non belligeranza con Coletta sulle cose da fare a fronte della «politica ininfluente del Pd a livello provinciale» di Moscardelli. Si muove in questi confini il pensiero del consigliere regionale Enrico Forte che oggi, a pochi giorni dalla discussione che ci sarà in Consiglio sulle dimissioni di Caprì e la crisi di Lbc, emerge in modo netto a sgombrare il campo dagli equivoci.
Retromarcia sui toni giustizialisti
Equivoci in primis quelli generati dall'ultima nota a firma proprio dello stesso Forte e da Moscardelli, Zuliani e Cozzolino. Una nota probabilmente non condivisa del tutto se oggi Forte intende dare ulteriori spiegazioni con una sorta di retromarcia. E quali sono ? Forte dice che «rispetto alle polemiche che in questi giorni hanno riguardato le varie anime della minoranza, credo che si debba parlare all'elettorato che si trova sul fronte opposto con le armi della moderazione, e non attraverso un linguaggio di demonizzazione». Quella demonizzazione che aveva spinto i dem a dire, suscitando l'ira di Fratelli d'Italia e Lega, che Il PD non avrebbe firmato mozioni di sfiducia perché non è possibile condividere atti in comune con Lega e Fratelli d'Italia dal momento che quest'ultimi hanno fatto scempio del Comune di Latina per il modo disastroso di amministrare e per il legame con il clan Ciarelli-Di Silvio».
La sfiducia? Da irresponsabili
Forte spiega che resta negativo il giudizio sulla gestione portata avanti in questi anni dal Sindaco, «anche se la sfiducia nei suoi confronti sarebbe irresponsabile da parte del Pd, perché la mozione può aprire politicamente la strada ad una amministrazione di centrodestra, le cui modalità non sono troppo lontane da quelle che hanno caratterizzato il recente passato». «Con i rappresentanti del centrodestra in consiglio comunale – chiarisce - abbiamo in questi anni condiviso battaglie comuni sul piano amministrativo nell'interesse esclusivo della città, pur nella consapevolezza che i nostri percorsi sono e restano distinti. I distinguo all'interno dell'opposizione sono tuttavia insiti nella storia dei partiti e delle persone che li rappresentano».
Mano tesa a Coletta
Cosa deve fare il Pd? Per Forte deve porsi come forza propositiva e collaborativa: «C'è una totale assenza di leadership e di competenze ha creato malumori all'interno dell'apparato tecnico-burocratico. Se il sindaco è disposto a riconoscere che qualche cosa è andato storto -dice - probabilmente la collaborazione del Pd in tutte le sue articolazioni potrà consentire a Latina di non essere commissariata e non vedere il ritorno di una destra unita e determinata. Si deve ripartire da pochi punti ma chiari, altrimenti ci aspettano mesi di trincea: la costante perdita di pezzi da parte di Lbc renderà sempre meno solidi i numeri di Coletta in aula, ragion per cui neanche il nostro buon senso servirà a qualcosa».
Frecciate a Moscardelli
Non manca la frecciata al segretario provinciale Moscardelli. «Le critiche possono essere molte - dice Forte - al pari di quelle che potrebbero essere rivolte ad un partito democratico non più influente a livello provinciale, ma che può contare su una forte connessione con la Regione Lazio i cui rappresentanti si stanno sforzando di non fare perdere opportunità alla provincia ed al capoluogo. Coletta può decidere con serenità che strada percorrere, ma ha l'onere di decidere in che modo. Allargare il campo scegliendo a piacere i propri interlocutori è un altro errore che non può permettersi: il ‘divide et impera' non funziona nel quadro di enormi difficoltà, anche interne ad LBC». Per Forte Coletta può dare una prova di maturità, mentre il Pd può solo essere coerente ricordando che molto dell'elettorato democratico aveva creduto ad un cambiamento civico senza dimenticare la condivisione del progetto di Nicola Zingaretti che, con la piattaforma ‘Piazza Grande', ha visto LBC parte attiva nella campagna per la segreteria nazionale». «Si tratta, - conclude - di elettorato del PD di fronte al quale una mozione di sfiducia risulterebbe incomprensibile».