L'Italia Viva di Matteo Renzi non fa breccia nel cuore dei renziani pontini. Il primo impatto dopo l'annuncio del senatore fiorentino della sua fuoriuscita dal Partito democratico e la contestuale fondazione di un nuovo soggetto politico, non ha acceso gli entusiasmi. Sono in pochi quelli che oggi si dicono disposti a seguire Renzi nella nuova avventura, così, al buio. Almeno per quel che riguarda la classe dirigente dem. Più curiosità e interesse sembra esserci da parte di professionisti, imprenditori ma anche esponenti di altri partiti, come Forza Italia.
La mossa di Renzi ha spiazzato un po' tutti in provincia. Il prossimo 19 ottobre alla Leopolda a Firenze si capirà da chi c'è ma soprattutto da chi non c'è, la nuova geografia post-renziana del Pd. Tra chi sarà presente troviamo Emilio Ciarlo e Paolo Valente, renziani della primissima ora. Insomma, degli irriducibili. Ma anche il terracinese Vincenzo Coccia. Chi potrebbe non esserci è invece l'ex senatore Claudio Moscardelli, oggi segretario provinciale del Pd. Quando Renzi ha annunciato l'addio ai dem, è stato naturale in provincia pensare subito a Moscardelli. Claudio cosa farà? A tranquillizzare tutti ha pensato lui stesso attraverso Facebook: «Serve un partito capace di prendere voti a sinistra e al centro. Più il partito sarà identitario e più sarà ristretto il bacino elettorale. Non ci sono elezioni alle porte. Renzi in Parlamento può svolgere una funzione alta di direzione politica nell'interesse del Paese, sostenere le riforme e le misure più importanti per il lavoro, per la crescita, per le famiglie e per la giustizia sociale. In tanti nel Pd lo apprezzano. Non ci sono solo coloro che lo avversano. Chi vuole il mescolamento con i 5 stelle non resiste alla tentazione del ritorno alla sinistra massimalista e di testimonianza. Tutto questo può dare linfa al progetto di Renzi. Spero non ci sia il rientro nel Pd di D'Alema e Bersani che hanno affossato la riforma costituzionale nel 2016. Non sono sereno al riguardo. Vedremo le mosse di Zingaretti sul profilo del Pd al governo e nella guida del partito».
Un altro renziano "solido" è Gerardo Stefanelli, sindaco di Minturno. Su Facebook, martedì, il giorno dell'annuncio della scissione, ha scritto: «Con l'uscita di Renzi dal Pd cadono tutti gli alibi: per il Pd, e per Renzi. Chi vivrà, vedrà». Un pensiero che è già una presa di distanza dall'addio. Telefonicamente conferma: «Sì resto nel Pd. Anche se molte delle posizioni di Matteo Renzi sono anche le mie. Vediamo che succede». Nella sua giunta si vocifera che un paio di esponenti minturnesi, Daniele Sparagna ed Elisa Venturo, potrebbero costituire un comitato renziano.
Per il momento, però, i renziani che furono rimangono nel Pd. Come il presidente della Provincia Carlo Medici. Domani, chissà. L'impressione è che se il soggetto politico renziano troverà vento a spingerlo, in tanti saliranno sul carro. Soprattutto quelli che dopo l'intesa nazionale con M5S dovessero vedere lo stesso copione applicato a livello locale. O ancora peggio ritrovarsi quelli come Bersani o D'Alema che avevano lasciato il partito per fondare la nuova sinistra. Insomma, l'esodo eventuale è solo rimandato.