Con un acceso intervento nel Consiglio comunale di Pontinia Maria Rita D'Alessio ha comunicato che era sua intenzione rimettere nelle mani del sindaco «tutte le deleghe, incarichi e anche i compiti fiduciari» a lei attribuiti. Dunque assessorato e anche il ruolo di capogruppo di maggioranza della civica "CondividiAmo Pontinia". Eppure la stessa il giorno dopo il Consiglio, ossia il 26 febbraio, risulta ancora componente della Giunta. Lo dimostrano alcune delibere (ad esempio la 31) varate in quella data. D'Alessio compare tra i componenti e risulta assente. Com'è possibile dopo quanto accaduto in Consiglio?


Il nodo dello Statuto
Probabilmente si tratta di un cavillo formale. Il consigliere, nel suo intervento, ha precisato che non avrebbe depositato alcun documento, ragion per cui avrebbe «cominciato formalmente» il discorso («io sottoscritta avvocato Maria Rita D'Alessio...»). E così infatti è stato. Ma, viste le delibere successive della Giunta, forse non è sufficiente. Il perché lo esplicita l'articolo 33 comma 3 dello Statuto comunale pubblicato sul sito istituzionale dell'Ente e approvato nel 2009: «Le dimissioni vanno presentate per iscritto al Sindaco. Esse sono irrevocabili e hanno immediata efficacia». Alla luce di ciò, non essendoci stati documenti scritti presentati al primo cittadino, ad oggi le dimissioni «a voce» in Consiglio comunale non hanno reso concretamente vacante l'assessorato e relative deleghe. Ciò non toglie che una frattura all'interno della maggioranza ci sia stata e anche di una certa entità.


Il casus belli
D'Alessio ha lamentato «di aver saputo in maniera del tutto casuale di essere stata messa sotto processo da un consigliere di maggioranza che ha indirizzato una nota riservata personale al sindaco e alla segretaria comunale accusandomi - così nell'intervento - ancora oggi non so di cosa affinché adottassero i provvedimenti più opportuni per le mie responsabilità». Dopodiché il consigliere ha lamentato che la lettera di risposta del segretario è stata lasciata sulla scrivania del sindaco, dove - questo in sostanza il discorso - avrebbe potuto essere letta da chiunque. Il «consigliere accusatore», come lo ha definito D'Alessio, è il consigliere Beatrice Milani, che durante l'assise ha poi preso la parola per dire la sua sulla vicenda. La contesa, come s'è appreso, è nata dalla pubblicazione su un gruppo WhatsApp da parte di D'Alessio di una lettera firmata dalla stessa Milani e contenente anche la segnalazione su un presunto caso d'occupazione di un immobile comunale. In quel gruppo WhatsApp ci sono i consiglieri di maggioranza e il segretario locale del Pd. Milani ha quindi evidenziato proprio come in quella chat vi fossero delle persone «esterne» all'assise e alla maggioranza. Questo il casus belli. Milani ha lamentato una violazione della privacy e ha scritto al sindaco e al segretario col protocollo riservato chiedendo di adottare provvedimenti e dando il via a una corrispondenza di cui poi D'Alessio è venuta casualmente a conoscenza e che non ha proprio digerito. Di qui le dimissioni in Consiglio, cui non hanno fatto seguito però comunicazioni in forma scritta al sindaco. Risultato: l'assessorato ad oggi resta nel limbo.


Prospettive e quote rosa
Il sindaco ha infatti detto in Consiglio di essere pronto a dare del tempo al consigliere D'Alessio sperando in un suo ripensamento. Per cui niente revoca degli incarichi. Resta dunque da capire se D'Alessio intenda ora fare dietrofront o se invece procederà con la presentazione formale delle dimissioni. In quel caso, un posto in Giunta diventerebbe vacante e si aprirebbe un'altra partita, quella della nomina. Per le pari opportunità, con ogni probabilità, toccherebbe a un'altra donna. Incarico esterno o un rientro di Milani in Giunta? Resta tutto da capire. Anche perché prima occorre fare chiarezza sulle dimissioni.