La creatività delle donne rifugiate per quelle ammalate di tumore. Con questa frase l’assessore alle Politiche socio-culturali, tra cui l’immigrazione e l’inclusione, del Comune di Priverno, Sonia Quattrociocche, ha spiegato un’iniziativa delle donne dello Sprar. Sono rifugiate a Priverno e a Sezze – ha sottolineato il giovane assessore - e vogliono lavorare e inserirsi in Italia. I

n attesa che questo accada, realizzano turbanti per le donne sottoposte a chemioterapia, con tessuti originali africani (sete e velluti intrecciati). Si tratta del progetto “She Turban”, ideato e realizzato dalla onlus Sarai e dalla cooperativa sociale Karibu e presentato a Milano, a Palazzo Giureconsulti, durante MadMood. L’incontro con le donne africane di Karibu, avvenuto all’interno del Laboratorio di sartoria Sprar di Priverno, ha fornito all’associazione Sarai – è sempre Sonia Quattrociocche a parlare - lo spunto per suggerire la creazione e la realizzazione di un indumento, il turbante, emblema della cultura manifatturiera africana, che possa essere di supporto alle donne in cura per una patologia oncologica, e non solo. I tessuti sono africani, il design occidentale.

Le attività vengono svolte con la supervisione della responsabile Stefania Di Ruocco e il coordinamento di Marie Thérese Mukamitsindo per la cooperativa sociale Karibu e di Anna D’Anzi e Letizia Maraini dell’associazione Sarai. Le donne beneficiarie dello Sprar si sono impegnate a frequentare un corso di cucito per perfezionare le tecniche dell’arte sartoriale.