Intervenire prima che sia troppo tardi, in modo tale da gestire eventualmente in modo più semplice gli eventuali focolai d’infestazione. Con quest’obiettivo il Parco nazionale del Circeo ha sollecitato la scorsa settimana la nomina di un entomologo per effettuare un sopralluogo nell’area protetta, dove da qualche tempo a questa parte si stanno verificando inusuali fenomeni di essiccazione. Così nella giornata di ieri ha avuto luogo la prima ispezione, con il prelievo di diversi campioni su cui effettuare specifici accertamenti.
Il problema, difatti, potrebbe essere riconducibile a un insetto quasi invisibile a occhio nudo, lo “xylosandrus compactus”, la cui presenza è stata riscontrata sia sul versante di Quarto Freddo che su quello di Quarto Caldo. Sono stati alcuni privati a segnalare il fenomeno, alcuni dei quali hanno anche portato dei campioni presso gli uffici di via Carlo Alberto a Sabaudia, sede istituzionale del Parco, per sottoporli all’attenzione degli esperti. A quel punto si è iniziato a temere che i fenomeni di essiccazione possano essere legati all’eccessiva presenza di questo parassita anziché alla carenza d’acqua. O che quantomeno possa esserci una correlazione tra le due cose.
Il presidente dell’Ente Parco nazionale del Circeo Paolo Cassola ha quindi preso carta e penna e ha scritto agli altri enti, tra cui la Regione Lazio, chiedendo con sollecitazione un intervento congiunto al fine di scongiurare ogni potenziale pericolo per la vegetazione. Nella giornata di ieri, dunque, un’equipe di specialisti dell’università della Tuscia è arrivata al Circeo e ha svolto un primo sopralluogo congiuntamente al personale del Corpo Forestale dello Stato e a quello del Parco nazionale del Circeo. Sono stati prelevati alcuni campioni che ora saranno analizzati in modo approfondito e all’incirca entro una settimana dovrebbe arrivare il responso.
Il primo nodo da sciogliere è capire quanto il parassita abbia peso, si diceva, nell’esteso fenomeno d’essiccazione della vegetazione. L’insetto, infatti, porta con sé delle spore di fungo che deposita all’interno dei ramoscelli in cui depone le uova e ciò causa problemi agli alberi, specie se le piante sono in condizione di “stress” ad esempio a causa dell’assenza d’acqua. Una volta ottenuti i risultati e avuta contezza di quanto sta effettivamente accadendo nel Parco, gli enti competenti decideranno come intervenire.