Nell'anno 2020 il sindaco di una cittadina europea dell'Italia interna accoglie con l'entusiasmo che spetta alle grandi notizie l'arrivo dell'ostetrica, figura che mancava in paese da quasi un anno perché la precedente era andata in pensione. Questa storia, suo malgrado e all'improvviso, ti proietta indietro di 40 anni, all'epoca in cui sono nati in consultori che hanno insegnato alle donne la contraccezione, le hanno aiutate ad abortire e a partorire, ad allattare, a non ammalarsi di infezioni gravi. L'ostetrica nei centri piccoli dell'Italia profonda precedente gli anni Settanta era spesso la moglie del medico condotto o del farmacista, comunque era l'opposto (finalmente) delle orribili, ma pur salvifiche, mammane. Mezzo secolo fa sarebbe stata salutata come il simbolo della svolta, dei diritti, dell'emancipazione. E anche oggi. Non è colpa di Stella Orbino, così si chiama la nuova ostetrica del consultorio di Priverno, se lei incarna al tempo stesso la rinascita di un servizio sociosanitario e l'emblema di quanto l'Italia sia tornata indietro in tema di assistenza alla salute delle donne e informazione sui servizi pubblici gratuiti. Il fatto che una simile involuzione coincida col ritorno frequente del dibattito sull'aborto è, per chi ci vuole credere, solo una coincidenza.