«La proposta di vincolo paesaggistico presentata dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l'area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l'Etruria meridionale, concerne una vasta area nei Comuni di Pomezia e di Ardea. Tale proposta preclude, però, quasi del tutto la possibilità di nuovi investimenti funzionali allo sviluppo industriale del territorio di Santa Palomba».
Si è espresso così, nella giornata di ieri, il presidente di Unindustria Aprilia, Pierpaolo Pontecorvo, preoccupato per le conseguenze che potrebbe portare al comparto industriale l'applicazione del vincolo proposto dalla Soprintendenza per la campagna romana di Tor Maggiore, Valle Caia e zone limitrofe.
«L'obiettivo di un vincolo che riconosce un territorio di notevole interesse pubblico dal punto di vista paesaggistico è quello di indirizzarne l'evoluzione al fine di preservarne il valore estetico e identitario. In questo caso il vincolo va oltre: preclude quasi del tutto la possibilità di nuovi investimenti funzionali allo sviluppo industriale del territorio. Il vincolo, infatti - ha aggiunto Pontecorvo -, non si limita a interessare le aree aperte ma si incunea nell'area industriale, sovrapponendovisi in parte e interessando diversi progetti funzionali alla competitività di tutto il tessuto produttivo».
In tal senso, secondo Unindustria, il vincolo andrebbe praticamente a bloccare gli investimenti industriali in un'area che il piano regolatore generale di Pomezia indica come destinata all'espansione del nodo intermodale di Santa Palomba, su base ferroviaria; in più, si pregiudicherebbe la possibilità di collegare l'area industriale alla futura autostrada Roma-Latina, snellendo la viabilità di zona e incrementando la possibilità di far viaggiare le merci. Infine, sarebbe bloccato qualsiasi investimento in nuove strutture industriali.
«In sostanza - ha concluso Pontecorvo - il vincolo rischia di creare le condizioni per aggravare il degrado del territorio. Unindustria considera importante che il paesaggio venga salvaguardato e ritiene che possano essere individuate prescrizioni tali da consentire che lo sviluppo economico non penalizzi la salvaguardia paesistica, ma anzi possa sostenerla con interventi di mitigazione e recupero».