Badante a sua insaputa, badante per necessità, badante italiana in una storia dove l'immigrazione non c'entra nulla e il bluff sul lavoro è tutto made in Italy. Lo ha portato a galla Rosa, una donna di 56 anni di Lenola che fino a pochi giorni fa era occupata come operatrice in una casa di riposo del suo Paese e pensava che il suo stipendio fosse quello, appunto, di un'operatrice sociosanitaria-assistenziale. Solo che a dicembre si è stancata di essere pagata con dieci mesi di ritardo e si è rivolta al sindacato, la UilTucs, per sollecitare il versamento degli stipendi arretrati e ha scopertò così di essere una colf. A lei e a tutte le sue colleghe veniva applicato il contratto di badante, quello che molte famiglie adottano per le collaboratrici domestiche addette alle pulizie. Nel frattempo è intervenuto anche un passaggio di personale dalla coop per cui lavorava ad altra coop che ha rilevato il medesimo servizio nella casa di riposo. Rosa è l'unica che non ha accettato di firmare un altro contratto da badante perché vuole affermare il suo vero ruolo, di assistente sociale e sanitaria e non di donna delle pulizie. All'azienda e al sindacato ha detto che il suo lavoro consiste nello stare accanto a persone che soffrono. Ogni giorno (e notte) da 15 anni accompagna decine di aziani in quello che è il periodo più difficile della loro esistenza, fatto di sofferenza e spesso di solitudine. Le assistenti della casa di riposo tante (troppe) volte sostituiscono i parenti occupati e lontani e lo fanno sempre, anche nei giorni di festa. Perciò badante è un vocabolo che non basta a definire quel lavoro e non corrisponde alle prestazioni reali. Per Rosa non è solo una questione di differenza salariale ma di dignità. Lei è italiana come tutte le altre operatrici (ed operatori) delle due case di riposo di Lenola e in questo periodo è disoccupata praticamente "per scelta" o meglio "per dignità". Non sa fino a quando potrà resistere perché da queste parti, nel sud complicato della provincia di Latina, o accetti ciò che il mercato del lavoro ti offre o te ne vai. All'estero, forse a fare la collaboratrice domestica o la cameriera. Ma la "guerra di Rosa" è solo all'inizio e l'esito non è scontato, né scritto.