Erba e cocaina invadono la palude
Che ne avrebbe fatto Luigi Ciarelli degli 86 chilogrammi di cocaina che stava aspettando e di cui non è riuscito ad entrare in possesso?
Un sacco di soldi, dicono gli investigatori della guardia di finanza che insieme ai colleghi di Livorno sono riusciti ad intercettare il carico nascosto in una cisterna proveniente dal Cile. Ma oltre al denaro che sarebbe stato ricavato dalla vendita della cocaina al dettaglio, Luigi Ciarelli avrebbe dato «lavoro» ad una quantità di ragazzi addetti allo spaccio al minuto, ed avrebbe rafforzato la sua posizione di potere all'interno del sistema criminale locale, come accade a chi ha molto denaro da investire e a chi è in grado di detenere grossi quantitivi di stupefacente, e dunque anche in grado di dettare le regole all'interno di un mercato molto redditizio che non conosce crisi né fasi di stagnazione.
Reinvestendo nell'acquisto di cocaina il denaro proveniente dall'usura, Ciarelli avrebbe moltiplicato l'investimento ottenendo nuovo denaro «fresco» da prestare per ampliare l'attività usuraria e trarne nuovo denaro da reimpiegare nel mercato degli stupefacenti ed in altre attività illecite. Insomma, un sistema che si autoriproduce e si autoalimenta sulle spalle di disgraziati finiti sotto strozzo e di giovani e meno giovani che sperimentano la schiavitù della dipendenza da sostanze stupefacenti o anche dal gioco d'azzardo. Nessuna esagerazione, nessuna ipotesi azzardata: Luigi Ciarelli ha tentato il salto di qualità, almeno stando ai dati forniti dal questore Carmine Belfiore in occasione della più recente festa della polizia. Tra il marzo 2016 e febbraio 2017, le forze dell'ordine della provincia di Latina hanno sequestrato complessivamente 31 chilogrammi di hascisc, 15,2 chilogrammi di cocaina, 593 chili di eroina, 963 chilogrammi di marijuana e 4,126 chilogrammi di altre sostanze stupefacenti di diverse tipologie, ivi comprese pasticche di composti chimici da sballo.
Ovviamente l'entità degli stupefacenti sequestrati non rende giustizia delle dimensioni del consumo di quelle sostanze, decisamente molto diffuso ed in costante aumento, come testimoniano i dati raccolti dalle strutture di prevenzione e cura dei fenomeni di tossicodipendenza sparse sull'intero territorio provinciale.
Gli 86 chilogrammi di cocaina su cui ha messo le mani la Guardia di Finanza si sarebbero tradotti in 86.000 grammi, che secondo gli standard processuali sui livelli di purezza delle sostanze sequestrate agli assuntori (mai più del 25% di purezza) sarebbero destinati a diventare almeno il doppio, cioè 190.000 grammi dopo un taglio «fifty-fifty» capace di raddoppiare la quantità dello stupefacente e dimezzare il grado di purezza, portandolo dal 69% al 30%.
Ma nella «contabilità» degli investigatori, un grammo di cocaina non equivale a una dose, ma almeno una decina.
Quanto costa un grammo di cocaina? Se il grado di purezza resta quello del 70%, ci vogliono almeno cento euro per avere un grammo. Il che starebbe a significare che gli 86.000 grammi virtualmente prodotti dalla cocaina destinata a Luigi Ciarelli avrebbero potuto fruttare al dettaglio quasi 9 milioni di euro. Ma è improbabile che tutta quella sostanza sarebbe finita in 86.000 o addirittura 190.000 confezioni da un grammo. In città e in provincia ci sono diversi trafficanti in grado di acquistare uno o più chili di cocaina tutti in una volta.
Il grossista guadagna di meno, ma velocizza e intensifica il volume degli affari. E più alla svelta la cocaina va via, più si abbattono i rischi di incidenti di percorso: un sequestro, un'intercettazione o un arresto. O tutte le cose insieme.